Pubblicato il 16 Febbraio 2018 | da Valerio Caprara
2A casa tutti bene
Sommario: Ischia, ai giorni nostri. Per festeggiare le nozze d'oro di un'agiata coppia di ristoratori romani convergono nella loro lussureggiante villa a Forio uno stuolo di congiunti diretti e acquisiti. Peccato che il maltempo li blocchi sull'isola più del previsto dando la stura a un prolungato, caotico, tragicomico balletto di rancori, confessioni, gelosie, show canori e piazzate nevrotiche.
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Sembra un film di Muccino. E’ un film di Muccino: “A casa tutti bene” consiste, in pratica, in una sorta di facsimile autenticato del microcosmo del regista romano, sul quale gli anni dell’operoso esilio in America hanno lasciato l’unica traccia di un notevole affinamento estetico. Nel bene e nel male, ovviamente: se i prototipi di questa commedia corale ecciterebbero il citazionismo di ogni cinefilo – si va da “La famiglia” a “Speriamo che sia femmina”, da “Parenti serpenti” a “Il pranzo della domenica” con una breve sterzata su “Ferie d’agosto” -, il raduno di un’agiata tribù di ristoratori in un’edenica villa incastonata nel panorama di Ischia risponde con inaudita puntualità a tutti, ma proprio tutti i ‘bip’ del videogioco caro a Muccino. Costretta dal maltempo a restarvi oltre la predisposta giornata di festeggiamenti, la famiglia allargata, sgangherata, frustrata e costantemente sull’orlo di multipli esaurimenti nervosi si esibirà, infatti, in una sequela di scene madri in cui l’intera compagnia di attori più o meno habitué del cinema brillante d’autore è chiamata a fornire una serie di show personali insinuando, peraltro, nel pubblico la pericolosa tentazione di fare i confronti.
Via, così, con la gragnuola di tradimenti, confessioni, ipocrisie, gelosie che vedono svettare Tognazzi nella parte del più sfigato ma più vitale di tutti, Favino in quella dell’equilibrista fra la ex e la nuova moglie, Marescotti-Sandrelli in quella della coppia dei genitori compromissori e Ghini-Gerini in quella dei coniugi sempre innamorati ma ormai devastati dall’incombente alzheimer di lui. Quando poi la musica di Piovani appare troppo sdolcinata per reggere il passo delle sbraitanti imboscate & colluttazioni, il regista nella sua studiata ingenuità piazza la pecora nera al piano e gli fa cantare “Una carezza in un pugno”, “Bella senz’anima”, “Dieci ragazze”, “Margherita” e chi più ne ha più ne metta mentre gli umani-troppo-umani protagonisti gli si fanno intorno dimenticando ogni volta per pochi minuti il fuoco amico dei rancori. Come premesso questo è Muccino, prendere o lasciare: stile acrobatico, ritmo spedito, poesia per tutti, spessore psicologico inutile.
A CASA TUTTI BENE
Regia: Gabriele Muccino
Con: Stefania Sandrelli, Carolina Crescentini, Pierfrancesco Favino, Gianmarco Tognazzi
Genere: commedia drammatica. Italia 201