Addio fottuti musi verdi
Sommario: Le avventure tra fantascienza e farsa di un gruppetto di giovani sfigati napoletani d'oggi.
1.3
Cinefili, garbati, spiritosi i ragazzi del collettivo The Jackal tentano di farsi largo nelle sale dopo avere meritatamente furoreggiato sulla Rete. Supportato da un budget consistente, “Addio fottuti musi verdi” non deve pagare il solito pegno al rachitismo dei transfughi da YouTube e può portare a casa il positivo risultato di una confezione del tutto degna, soprattutto nella creatività grafica, delle ambizioni di partenza: peccato, però, che il progetto di parodiare un pot-pourri di classici della fantascienza resti allo stato di spunto e si dimostri inadeguato a trasferire sul grande schermo il gusto ludico-demenziale su cui sono basati gli exploit modello “Gli effetti di Gomorra sulla gente”.
Va bene che l’intenzione è anche quella d’innestare negli stereotipi del genere umori e disincanti tipicamente contemporanei (l’eterno precariato giovanile, una napoletanità soavemente alienata), ma ci sembra che le battute facciano ridere poco, il protagonista Priello si voglia troppo bene, il cattivo Zibetti esageri con le smorfie e il ritmo si sfianchi in una ripetitività confusionaria che si colloca all’opposto della sintesi fulminea cara alle scorrerie precedenti. Non è il caso di fare la faccia feroce però, con tutta la buona volontà, riesce difficile trovare qualcosa di rimarcabile al di là delle uscite del buffo Ruzzo, gli ammiccamenti al look vintage degli alieni e un pugno di cammei eleganti dei conterranei caratteristi. Per le platee più giovani e complici apparirà esilarante l’arruolamento di Gigi D’Alessio in un ruolo autoderisorio, mentre per altri la vocazione crossmediale del gruppo troverà conforto nella graphic novel pubblicata in contemporanea al film.
