Pubblicato il 7 Novembre 2017 | da Giuseppe Cozzolino
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NIRVANA
A cura di Andrea Coco
Sono passati vent’anni dall’uscita sul grande schermo del celebre lungometraggio, un futuro in parte avverato.
Mancano tre giorni a Natale e la neve cade incessantemente. Il clima giusto per passare delle Buone Feste. Forse per la folla che cammina lungo la strada, perché per Jimi (Christopher Lambert) la ricorrenza è doppiamente dolorosa. La sua donna, Lisa (Emmanuelle Seigner), è scomparsa da più di un anno senza un valido motivo, lasciando un vuoto incolmabile che nessuna droga, procuratagli dal tassista tuttofare Corvo Rosso (Claudio Bisio) riesce ad attenuare. Inoltre il suo ultimo lavoro, un videogioco, “Nirvana”, è stato infettato da un virus. C’è poco tempo per riparare il danno, ma il problema passa rapidamente in secondo piano quando il personaggio principale del gioco, Solo (Diego Abatantuono), prende coscienza di sè e inizia a interrogare il suo creatore, ponendogli delle domande imbarazzanti, quelle che assillano l’umanità da sempre: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. E nel suo caso, se la vita è artificiale e destinata a ripetersi sempre uguale, può il suo creatore mettere fine a una simile tortura? Di farlo morire una volta per tutte?
A vent’anni di distanza dalla sua uscita sul grande schermo, CG Entertainment ripropone il DVD del celebre lungometraggio, uno dei pochi film italiani di fantascienza che ha conseguito un buon successo di pubblico, arricchito da un’esclusiva intervista a Gabriele Salvatores, una biografia e filmografia del regista e degli interpreti principali.
Un’occasione per proporre a chi, per vari motivi, non ha mai visto, o non ha più rivisto, un’opera che è stata, per molti aspetti, in anticipo sui tempi, la rappresentazione di un futuro in parte già avverato.
Ora ricco di colori, saturi, ora volutamente decolorati, Nirvana rappresenta un manifesto delle idee che Gabriele Salvatores, regista e produttore del film, ha della vita e del futuro. E, come tale, accoglie molti stimoli dai luoghi cari alla memoria del regista e ai giovani degli sessanta/settanta: Marrakech e Bombay, riuniti in un unico non luogo “l’Agglomerato del Nord”.
Ma se questi sono gli spunti logistici, (in realtà il film è stato girato nell’area industriale dismessa dell’Alfa Romeo di Milano e nei sotterranei del macello comunale) quelli strettamente letterari sono ben altri e più puramente fantascientifici. Per primo Philip Dick, l’autore del libro “Blade Runner” (per non citare il chilometrico titolo originale) dal quale deriva la tentacolare, degradata e multietnica città del film, ma soprattutto un’opera meno nota del celebre scrittore: “Tempo fuor di sesto”, da cui parte l’idea centrale della pellicola e sulla quale s’interroga Solo: e se la realtà fosse un videogioco? E come faccio a scoprirlo? Una verità che un altro personaggio del videogioco, la prostituta Maria (Stefania Sandrelli), sceglierà di non cogliere, tornando, piuttosto, a occuparsi delle sue piccole vicende quotidiane. Il tema del cyberspazio e il potere assolto delle Multinazionali deriva da “Neuromante” di William Gibson, ritenuta il manifesto del genere cyberpunk. Salvatores aggiunge poi suggestioni presenti in film come “Tron”, “Johnny Mnemonic” e “Strange Days”.
Ed è sopra un tale impianto Salvatores ha costruito la sua storia a cominciare da un tema a lui caro: quello della fuga da una realtà che non si vuole accettare. Solo chiede a Jimi di farlo fuggire da un incubo eterno, così come Lisa ha scelto di abbandonarlo, senza un valido motivo. In entrambi i casi una fuga da ciò che sfugge al nostro controllo, in questo caso la vita come la morte.
E per trovare una soluzione/spiegazione a questa duplice fuga, Jimi inizia un viaggio alla ricerca della persona adatta, un “Angelo” in grado di penetrare gli archivi informatici della temibile ditta di videogiochi Okosama Starr per cancellare la copia originale di Nirvana e rintracciare la sua amata. Muoversi nei bassifondi della città non sarà facile e Jimi ricorrerà a Joystick (Sergio Rubini), un trafficone che, tra mille peripezie, lo metterà in contatto con Naima (Stefania Rocca), un Angelo grazie al quale riuscirà a scoprire che fine aveva fatto Lisa, svuotare i fondi neri della Okosama Starr e “liberare” Solo, trasformandolo in un fiocco di neve che non cade in nessun posto.
“Nirvana” è un film che deve molto alla fotografia, alle tecniche di ripresa e a un sapiente uso degli effetti speciali oltre che a una colonna sonora prodotta in gran parte da Mauro Pagani e Federico De Robertis, mentre tra gli altri brani si ode un intramontabile John Barleycorn (must die) dei Traffic. Accolto in modo controverso dalla critica costituisce, invece, una coraggiosa e apprezzabile iniziativa perché, come spiegato da Salvatores nell’intervista, si è trattato di un’autentica sfida: con quest’opera voleva dimostrare che anche in Italia era possibile fare del cinema di fantascienza, del cinema pensato in grande, effetti speciali compresi, così come già stava avvenendo negli Stati Uniti. Nel caso degli effetti speciali, poi, l’idea era di utilizzarli solo quando avevano un legame diretto con la storia e non come riempitivo, cosa che, invece, spesso accadeva con i film nordamericani.
A livello di recitazione spiccano, per bravura e capacità di suscitare empatia, Diego Abatantuono, Sergio Rubini, attori già amati dal grande pubblico, e una semi esordiente Stefania Rocca.
NIRVANA
Regia: Gabriele Salvatores
Con: Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Amanda Sandrelli, Emmanuelle Seigner.
Fantascienza, Italia, Francia 1997, CG Entertainment