Pubblicato il 5 Novembre 2017 | da Valerio Caprara
0Una questione privata
Sommario: Durante la guerriglia partigiana nelle Langhe il badogliano Milton deve sfidare la morte ma è maggiormente tormentato dalla gelosia per la ragazza della buona borghesia torinese di cui si è invaghito nei giorni felici d'anteguerra.
1.8
Meriterebbero un abbraccio a prescindere i fratelli Taviani (ma stavolta firma solo Paolo, perché Vittorio è stato fermato da un brutto incidente) per avere deciso di trasporre sullo schermo “Una questione privata” di Beppe Fenoglio, uno dei rari capolavori della letteratura italiana del dopoguerra. In questo romanzo rimasto incompiuto a causa della sua precoce scomparsa, infatti, lo straordinario scrittore ex partigiano badogliano e anticomunista ha la forza di rappresentare ai massimi livelli d’asciuttezza e pathos lo “scandaloso” contrasto che talvolta oppone il sentimento individuale all’urgenza del momento e la nobiltà degli ideali. L’alternanza dei due piani temporali già presente nelle pagine del libro ispirano al film la sua febbrile struttura narrativa, non a caso definita ariostesca dall’accanito promotore di Fenoglio Italo Calvino: nel primo rivivono il tranquillo passato torinese dei giovani Milton, Fulvia e Giorgio, l’attrazione sempre più forte sentita dal primo nei confronti della ragazza e la velata preferenza di quest’ultima nei confronti dell’altro; nel secondo irrompe la narrazione del drammatico presente della guerriglia nelle Langhe, dove arriva a prodursi un cortocircuito insieme assurdo ed esaltante quando Milton, sconvolto dal furore della gelosia, dovrà adoperarsi allo stremo per salvare la vita al presunto rivale catturato dal nemico.
Luca Marinelli, strappato alla routine delle sue giustamente apprezzate prove precedenti, è l’oggetto misterioso del film: da una parte appare vagamente spaesato, sottotono, quasi inibito dall’impronta autoriale del contesto; dall’altra si ritrovano i lampi del suo innegabile carisma in una recitazione che comprime sino a farne percepire lo strazio fisico la delirante veemenza del protagonista. In effetti il problema del film sta proprio nel nucleo stilistico che lo caratterizza e se sulla maniera ieratica, pantomimica e altisonante del cinema dei Taviani si accese negli anni Ottanta un forte dibattito tra critica ufficiale e cinefilia francesizzante, oggi si tratta più prosaicamente di vedere cosa giova e cosa no allo stato di salute del cinema italiano. Certo i passaggi del racconto che restano fedeli al metodo degli anziani, ma tutt’altro che distratti fratelli possono trasmettere brividi poetici e intensità d’atmosfere del tutto ignoti agli spettatori ancora disposti a dare fiducia al cinema di casa ai quali, paradossalmente, “Una questione privata” può finire col sembrare un film insolito, spiazzante se non addirittura sperimentale. Com’è anche vero che le tonalità dei dialoghi tutt’altro che piemontesi, la staticità dell’affabulazione, la caratterizzazione di alcuni protagonisti (vedi la Fulvia pseudo-fascinosa dell’inesperta Bellè) e alcune comparse (per esempio i contadini che parlano come libri stampati) o l’andirivieni dei personaggi che spuntano fuori dichiarando chi sono e che faranno rischiano di rendere il film inerte e pretenzioso agli occhi di molti altri. Va bene, in definitiva, stilizzare la Storia e sfrondare la Resistenza –che fu poi in realtà guerra civile- dalla retorica d’ordinanza, però gli effetti speciali abborracciati e la fotografia non all’altezza dei livelli attuali non contribuiscono a valorizzare l’omaggio alla memoria collettiva integrato a quella bruciante e commovente tramandata dalla gioventù di ogni epoca.
UNA QUESTIONE PRIVATA
Regia: Paolo Taviani
Con: Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy, Valentina Bellè
Genere: drammatico. Italia 2017