Pubblicato il 30 Settembre 2017 | da Valerio Caprara
0L’incredibile vita di Norman
Sommario: Le disavventure tra il ridicolo e il tragico di un singolare personaggio newyorkese, moderna incarnazione dell'"ebreo cortigiano" che frequenta gli ambienti giusti, assicura di potere risolvere qualsiasi problema e offre al prossimo aiuti disinteressati ed entrature importanti.
1.5
Una minicommedia newyorkese alla Woody Allen, ma senza Woody Allen. L’approccio indurrebbe subito allo scetticismo, se non fosse che “L’incredibile vita di Norman” si fa ovviamente notare ed eventualmente scegliere perché il protagonista si chiama Richard Gere. Attenzione, però, qui non si tratta dell’ennesima prestazione portata a termine col pilota automatico, bensì di una delle migliori interpretazioni di sempre del magnifico sessantottenne: mentre la trama oscilla sin troppo tra rapsodici capitoletti improntati alla farsa e al sogno, la bonomia e l’ironia, lo smarrimento e la tragedia, l’attore costruisce con estrema accuratezza e altrettanta scioltezza l’identikit di un personaggio importante, di quelli, cioè, che nel corso della medesima sequenza ami e poi disprezzi o viceversa. Non è facile, infatti, identificare bene Norman Oppenheimer che si aggira dall’inizio alla fine del film a Manhattan e in particolare nei luoghi cari alla comunità ebraica che conta: coppola in testa, auricolari del cellulare perennemente infilati nelle orecchie e borsone a tracolla del cappotto di cammello, il nostro antieroe scespiriano (scontata quanto obbligata la citazione di “Il mercante di Venezia) conosce tutti e a tutti si rivolge con un fare tra l’untuoso, il caritatevole e l’affaristico (“Mi dica di cos’ha bisogno”).
Non si sa se megalomane, ingenuo o rompiscatole, ma certamente tetragono alle porte sbattute in faccia e le cacciate in malo modo da dovunque si è di volta in volta intrufolato, il “consulente strategico” –com’è stampato sul suo biglietto da visita- è insomma l’incarnazione, nelle intenzioni del regista israeliano Cedar al suo primo titolo in inglese, dell’ebreo di corte, canonica figura della cultura yiddish che aiuta o finge di potere aiutare il prossimo e soprattutto i potenti non per disegno truffaldino, ma per raggiungere un improbabile successo o l’ancora più improbabile riconoscimento della propria nobiltà d’animo, della propria utilità e di conseguenza del proprio rango societario (mentre, in realtà, non si capisce neppure dove vada a dormire di notte). Il film, per dirla tutta, non è un granché, le frecciatine politiche al di qua e al di là dell’Oceano sono spuntate e anche il colpo di scena finale è alquanto telefonato, ma la confezione tirata via col minimo del necessario garbo è, come premesso, via via sempre più ravvivata da uno dei più sorprendenti Gere che si ricordino. Non solo resta sottilmente fascinoso a dispetto del truccatore e il costumista, ma si destreggia sul filo dell’ambiguità di sentimenti e comportamenti come riesce solo ai sommi acrobati della recitazione.
L’INCREDIBILE VITA DI NORMAN
Regia: Joseph Cedar
Con: Richard Gere, Lior Ashkenazi, Michael Sheen, Charlotte Gainsbourg
Genere: Commedia drammatica. Israele/Usa 2016