Pubblicato il 3 Marzo 2017 | da Valerio Caprara
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Sommario: Una coppia di sbirri appartenenti alla chiacchierata squadra dei "Falchi" combattono l'odierna malavita di Napoli senza esclusione ci colpi, pagando però un amaro prezzo col disfacimento della vita privata.
2.8
Ci risiamo con la Napoli dei nostri giorni, strattonata sul grande e piccolo schermo da chi la vorrebbe raccontata come Città del Sole (e dell’amore) e da chi l’esige sempre e solo criminogena e invivibile. Ciò che distingue Toni D’Angelo, figlio trentasettenne del beneamato Nino, dai molesti duellanti è la passione per il neonoir di Abel Ferrara e dei film d’azione made in Hong Kong che lo ha spinto, insieme agli sceneggiatori Giorgio Caruso e Marcello Olivieri, a strutturare il suo terzo lungometraggio “Falchi” come una storia lineare e concisa del tutto disinteressata a promulgare un punto di vista etico-sociologico bellicoso. Il film, in effetti, si limita a pedinare le temerarie gimkane nei dedali urbani nostrani di un’affiatata coppia di poliziotti motorizzati e in borghese appartenenti, appunto, alla chiacchierata squadra dei “Falchi”; insistendo, però, con una certa accuratezza sulle differenze caratteriali e background esistenziali tra Peppe e Francesco ovvero i credibili protagonisti Cerlino e Riondino. La brutale contiguità con la malavita di strada, ovviamente, rischia a più riprese di assimilare le guardie ai ladri e viceversa, ma per fortuna il giovane cineasta non si rassegnerà neppure nel finale a imboccare la comoda scappatoia di proporre morali consolatorie o didascalie reboanti.
Il peggiore servizio che si possa rendere al film, peraltro, è quello di pomparlo, per così dire, contro i suoi intenti e le sue motivazioni e di attribuirgli spropositate ambizioni. A parte il fatto che non lo sminuisce l’innegabile legame con il poliziottesco anni Settanta dei “Napoli violenta” e “Napoli spara!”, anche perché allora come oggi non si può dare la patente di “fascisti” ai film di genere che polemizzano contro la scarsa libertà d’azione concessa alle forze dell’ordine impegnate su un fronte sociale durissimo, è chiaro che D’Angelo ricorre anche a numerosi stereotipi e tanto più va apprezzato quanto più gli si riconosce la capacità di governarli per il piacere di un pubblico non sofisticato. Il segno dell’autore va cercato, insomma, nella pertinenza delle atmosfere e degli sfondi, nell’efficace contrappunto delle musiche affidate all’inossidabile papà, nella vigorosità delle riprese (abbondano le sequenze parossistiche con il consueto corredo di sparatorie ed uccisioni) e nel tentativo spesso riuscito di mettere i personaggi in condizione d’esprimere sentimenti lacerati e non solo gesti acrobatici e atteggiamenti tosti.
FALCHI
Regia: Toni D’Angelo
Con: Fortunato Cerlino, Michele Riondino, Xiaoya Ma, Pippo Delbono
Poliziesco. Italia 2016