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Pubblicato il 26 Luglio 2016 | da Valerio Caprara

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Star Trek Beyond

Star Trek Beyond Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario:

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Ma tu sei un “Trekkie” o uno “Star Wars guy”? Si potrebbero, in effetti, censire in questo modo gli spettatori delle generazioni cresciute nel culto di “Star Trek” che celebra ormai il mezzo secolo di viavai tra piccolo e grande schermo oppure di “Guerre stellari”, la saga creata da George Lucas arrivata undici anni dopo, ma ancora più incardinata nel background dell’immaginario cinematografico moderno. Senza addentrarsi troppo nel territorio presidiato dai fan bisogna premettere che per quanto riguarda “Star Trek Beyond”, terzo capitolo della serie di reboot (riavvio) e tredicesimo titolo in assoluto, grande era l’apprensione per il passaggio di testimone da J. J. Abrams, peraltro rimasto in sella nelle vesti di produttore, a Justin Lin, noto per avere diretto tre (per noi) molto meno suggestivi “Fast & Furious”. La buona notizia, non solo per gli adepti, è che il marchio-Abrams, congegnato sul recupero dello spirito originario della saga e le mirate new entry del cast (orfano, com’è noto, dei rimpianti Anton Yelchin e Leonard Nimoy), mantiene i suoi benefici effetti facendo sì che il film risulti decisamente godibile e soprattutto equilibrato nel combinare l’attenzione alla giusta chimica tra i personaggi, la variegata tonalità dei dialoghi e il sobrio sottotesto filosofico, politico e sociologico con i muscoli dei vertiginosi effetti speciali pretesi dalla logica dell’aggiornamento.

Non si registra una sceneggiatura particolarmente audace e dunque il blockbuster non tocca i vertici di qualità raggiunti, per esempio, dai Batman di Nolan; però la storia e la geografia dei fatti sono sempre tenute in evidenza con l’importante risultato di non abusare delle inquadrature strette e compresse e della connessa girandola di frenetici montaggi. Superfluo, va da sé, dettagliare la trama che prevede il capitano Kirk in preda a una sorta di deriva spirituale e il primo ufficiale Spock roso dai dubbi e propenso ad abbandonare l’Enterprise e la Flotta Stellare impantanate in una missione che sembra ormai senza scopo. Per fortuna, direbbe a questo punto lo spettatore avido per contratto di ciclopiche visioni, scatta l’attacco del supercattivo di turno, l’alieno di razza ostile Krall (Idris Elba truccato alla Darth Vader) contro il quale diventa urgente fare fronte comune con l’intrepida Jaylah (Sofia Boutella clonata dalla Lawrence di “Hunger Games”) per tentare di salvare l’equipaggio alla mercé delle armi di distruzione di massa dell’orrido guerriero. Lasciando perdere le strizzatine d’occhio di prammatica – dalla rivelazione politicamente corretta dell’omosessualità di Sulu alla colonna sonora che potrebbe procurare un infarto agli iperpuristi e a Kirk che salta su una moto scimmiottando lo Steve McQueen di “La grande fuga”- l’impressione finale combacia col senso del meraviglioso e il franco ottimismo tipici dei mitici telefilm vintage. Di questi tempi, non poteva esserci scelta più opportuna.

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