Pubblicato il 6 Maggio 2016 | da Giuseppe Cozzolino
0OLD FOCUS: ricordando “Brooklyn”
(proseguiamo la nostra rubrica Focus con un’intervento del nostro collaboratore Rino Auricchio su una interessantissima produzione di qualche mese fa)
Giunto nella sale italiane il 17 marzo, Brooklyn è il quinto film dell’irlandese John Crowley.
Con tre nomitation agli Oscars 2016, tra cui miglior film, migliore attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale per lo scrittore inglese Nick Hornby, la pellicola è un esperimento riuscito sotto tanti punti di vista. Il film, ambientato negli anni ’50, racconta la storia della giovane Ellis (Saoirse Ronan) che da un paesino irlandese decide di cercare fortuna in America e affermare così la sua indipendeza. Proprio a Brooklyn troverà un lavoro e intreccerà una storia d’amore con un idraulico italoamericano che l’aiuterà a superare la nostalgia di casa e abbandonare definitivamente il nido materno. I dubbi e il desiderio di tornare allo stato iniziale iniziano ad emergere quando a seguito di una disgrazia sarà costretta a tornare in Irlanda e si troverà di nuovo divisa tra vecchia e nuova vita. L’ambientazione del film, curata nei minimi dettaglia, è quella di un America giovane, spensierata e che anche grazie agli emigranti provenienti da tutta Europa riuscirà a diventare presto la potenza economica e politica che attualmente conosciamo. I riferimenti cinematografici a quel periodo non mancano, Ellis e il suo ragazzo amano andare al cinema e durante una scena viene inquadrata la locandina di Singing in The Rain, il film con Gene Kelly, Donald O’Connor e Debbie Reynolds che segnò un’epoca e divenne uno dei cult movie per eccellenza. Cantando sotto la pioggia non è l’unico film citato all’interno di questo film. Quando Ellis si trova negli spogliatoi del negozio dove lavora come commessa, una collega dice di essere andata a vedere Un uomo tranquillo il film diretto da John Ford del 1952. Due capolavori da non perdere, da vedere e rivedere.
Brooklyn contestualizza quel periodo della storia degli Stati Uniti d’America attraverso i riferimenti al cinema classico perché il primo cinema hollywoodiano riuscì a trasportare sullo schermo i desideri e la spinta al cambiamento di un’intera nazione.
Rino Auricchio
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