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Pubblicato il 6 Maggio 2010 | da Valerio Caprara

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Le ultime 56 ore

Al di là del giudizio, che pure conta, Claudio Fragasso merita di essere riconosciuto come regista dalla parte del pubblico. Non è poco se pensate al moto di sospetto che la qualifica “film italiano” ingenera negli spettatori che non siano habitués del cineforum a tema o del dibattito in salotto: il suo metodo nient’affatto contorto consiste, in effetti, nell’applicare la formula basica del cinema e cioè quella di cercare di coniugare l’azione collettiva con il pathos individuale e l’aggancio agli scoop della storia e della cronaca. In “Le ultime 56 ore” il lungo apprendistato, che lo ha visto antesignano di generi ultrapopolari come il peplum, il poliziottesco e l’horror, produce una miscela di suspense, sparatorie, inseguimenti, scene madri psicologiche e denunce etico-politiche della quale tutto si può dire tranne che rischi d’addormentare la platea. Supportato al meglio dalla sceneggiatura dell’abituale collaboratrice nonché vulcanica consorte Rossella Drudi, Fragasso pesca a piene mani tanto da se stesso e dai maestri misconosciuti della serie B anni Settanta quanto da recenti titoli americani come “Il negoziatore”, “The Rock” o “Inside Man”, con il risultato di riuscire a portare il puro intrattenimento e l’impegno civile laddove devono smettere per forza di guardarsi in cagnesco e danneggiarsi a vicenda.

Premesso che si tratta di un film tutto da vedere e quindi, in linea di massima, da non raccontare, sullo schermo illuminato dalla fotografia di Patrizio Patrizi, scandito dal montaggio di Ugo De Rossi, galvanizzato dalle musiche di Pino Donaggio e materializzato dalle scenografie di Anna Forletta si stagliano due figure parallele destinate a incrociarsi in nome della stessa pena e nel segno della stessa corsa contro il tempo: l’astuto e strenuo vice questore Manfredi (Luca Lionello) e l’integerrimo stratega colonnello Moresco (Gianmarco Tognazzi), entrambi fedeli servitori dello Stato, contrapposti per circostanze imprevedibili nell’acme di una sorta di lotta darwiniana per la vita. Le implicazioni tra l’uranio usato a cuor leggero nel corso dell’intervento militare nel Kosovo e la proliferazione di specifici tumori tra i militari reduci costituiscono il background nobile (e tutto sommato meno originale) di quello che andrà a delinearsi come classico showdown tra due moderni e credibili antieroi. Uno dei meriti di “Le ultime 56 ore”, in questo senso, è la qualità delle recitazioni di Lionello e Tognazzi, davvero formidabili nell’immergersi nella migliore trance “all’americana” senza peraltro rinunciare a una spiccata personalità, proprio come erano in grado di fare (qualcuno lo ha dimenticato) superattori a tutto campo come Gian Maria Volonté ed Enrico Maria Salerno. Forse gli argomenti messi in gioco sono un po’ troppi –si va dalla crisi dei tradizionali legami familiari all’eutanasia e al testamento biologico- con l’effetto di fare rientrare dalla finestra l’enfasi contenutistica cacciata dalla porta del ritmo e del linguaggio, ma resta il fatto decisivo che anche nei convulsi frangenti drammaturgici finali Fragasso oppone un’istintiva resistenza alle consuete scorciatoie della spiegazione appiccicata o dello slogan politicante.

LE ULTIME 56 ORE

REGIA: CLAUDIO FRAGASSO

CON: GIANMARCO TOGNAZZI, LUCA LIONELLO, SIMONA BORIONI, BARBORA BOBULOVA, NICOLE MURGIA

AZIONE – ITALIA 2010

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