Recensioni no image

Pubblicato il 29 Aprile 2010 | da Valerio Caprara

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 Cosa voglio di più

Da Lucio Battisti a Silvio Soldini. Il titolo che cita uno degli evergreen del cantautore non riesce, però, a dare la scossa al nuovo film di un regista colto e sensibile, ma meno eccelso di quanto abbia decretato una volta e per sempre gran parte della critica. Anche cambiando decisamente e audacemente tema, infatti, il leader della scuola milanese conserva quella meticolosità descrittiva e quell’agnosticismo emotivo che (con l’eccezione di “Pane e tulipani”) ne macerano la cifra espressiva: cronaca senza censure di un torrido adulterio, “Cosa voglio di più” manca proprio di slancio e strazio, paura ed euforia, poesia e pornografia. Particolare in apparenza inessenziale, ma in realtà significativo, risulta impossibile provare alcun sentimento nei confronti degli amanti Anna (Alba Rohrwacher) e Domenico (Pierfrancesco Favino), che vivono il loro dramma a luci rosse come se dovessero istruire partecipanti a un seminario anziché spettatori muniti di biglietto.

L’intento di Soldini è ovviamente preciso: collocare la donna, impiegatuccia convivente con un signore corpulento, ultratollerante e soporifero (Giuseppe Battiston) e l’uomo, lavorante sottopagato, oberato da moglie esasperata (Teresa Saponangelo), figlioletti e relativi debiti, nel contesto dell’attuale e devastante precarietà economica. La scintilla della trasgressione può, così, accendersi negli animi e nei corpi di persone umili e anonime, del tutto incapaci d’affrontare un futuro insidioso e nebuloso; peccato che il divampare dei sensi, con tutto il corollario degli sms clandestini, i sotterfugi, i primi, imbarazzanti sguardi in tralice, i baci famelici e poi l’intreccio veristico (in stile “Intimacy”) dei corpi nudi in casa o nello squallido motel specializzato, sia modulato sull’identico, grave e piatto ritmo delle tappe, per così dire, “normali” delle vite parallele: la spesa, la gita in montagna, il pranzo con i parenti, la cena a pizza e birra, le piccole riparazioni domestiche, il corso in piscina, le discussioni sui soldi che mancano… Non è la verosimiglianza drammaturgica a risultare discutibile, quanto la verosimiglianza artistica di una storia che dovrebbe risuonare più alta delle contingenze e invece appare come appagata dalle sue cupezze ambientali. Ci ritroviamo, infatti, immersi in un hinterland milanese che il taglio documentaristico, gli inserti con la camera a mano e la fotografia di Ramiro Civita colgono nei dettagli (dal treno dei pendolari ai palazzoni-alveari), ma non trasfigurano né sul piano dei contrappunti amorosi né su quello dei cortocircuiti psicologici e sociali. In quanto agli attori, i ruoli di carattere sembrano più riusciti di quelli principali che vedono, peraltro, Favino più credibile e sciolto della Rohrwacher, professionista certo dotatissima, ma spesso, come in questo caso, contrassegnata da un che di scolastico, forzato, premeditato, autoreferenziale.

COSA VOGLIO DI PIU’

REGIA: SILVIO SOLDINI

CON: ALBA ROHRWACHER, PIERFRANCESCO FAVINO, GIUSEPPE BATTISTON, TERESA SAPONANGELO, MONICA NAPPO, SERGIO SOLLI

DRAMMATICO – ITALIA/SVIZZERA 2010

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