Pubblicato il 22 Aprile 2010 | da Valerio Caprara
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Forse nell’epoca d’oro del genere storico-mitologico, ribattezzato peplum dai cinéfili, le metafore erano altrettanto ammiccanti. E’ sicuro, comunque, che “Agora” di Alejandro Amenàbar tra le sue ipotetiche qualità non possiede quella della sfumatura ideologica e linguistica: il kolossal spagnolo girato a Malta e visto l’anno scorso a Cannes letteralmente deborda nel fare il verso all’attualità e, quel che è peggio, nell’affiggere l’acclusa pioggia di slogan su una confezione forzata, grossolana, didascalica e buona al massimo per una miniserie tv di seconda scelta. L’ex ispirato regista di “The Others” e “Mare dentro”, in effetti, ha congegnato una sorta di Gladiatore anti-Bush (fuori tempo massimo) e anti-Ratzinger (buona la tempistica) andando a ripescare la controversa storia noir d’Ipazia, matematica, astronoma e filosofa greca vissuta tra il 370 e il 415 d.C. e lapidata dai cristiani perché considerata atea ed empia. Ci ritroviamo peraltro nei vecchi, cari scenari dove ti aspetteresti di vedere spuntare da un momento all’altro Ercole, Ursus o Maciste e dove, invece, furoreggia la fiera Ipazia, interpretata dall’esile e tutta-occhi Rachel Weisz, figlia del custode della mitica Biblioteca d’Alessandria d’Egitto, adepta del libero pensiero e della scienza avulsa dai dogmi religiosi, femminista ante litteram nonché docente democratica di un gruppo di allievi multietnico, tra i quali persino lo schiavo Davus ha diritto al dissenso.
Purtroppo la crisi dell’impero amerikano, pardon romano incalza e la tollerante città scivola nel caos: il numero dei cristiani aumenta vertiginosamente e, pur non potendo ancora contare sul potere capitalistico o mediatico, la parola di Cristo convince a frotte gli ignoranti e i poveracci. Guidati dall’autoritario e violento vescovo Cirillo e spalleggiati dalle bande dei fanatici monaci parabalani (allo spettatore viene così offerta un’ampia gamma di possibili e pacchiane identificazioni), la nuova maggioranza marcerà con le armi in pugno e la bava alla bocca contro i pagani neoplatonici e la loro eretica leader… Non si può negare che per lo spettatore a caccia di sensazioni forti e fragorose qualche passaggio risulti divertente: il martirio d’Ipazia denudata ad hoc ricorda certi piccolissimi peccati sado-voyeuristici del cinema nostrano anni Cinquanta alla “Frine, cortigiana d’Oriente”. Ma la pretenziosa disamina del sempiterno scontro tra fede e ragione suona finta almeno quanto il sottomotivo sentimentale dell’eroina equamente concupita dall’umile e dal potente: se “Agora” fosse stato più fluido, arioso e accurato, tanto per intenderci, non ci sarebbe stato bisogno di puntualizzare che la Biblioteca d’Alessandria –nel film scempiata dal popolaccio guarda caso urlante il motto nazista “Dio è con noi”- fu in realtà distrutta in seguito a raid di tempi diversi e varia provenienza.
AGORA
REGIA: ALEJANDRO AMENABAR
CON: RACHEL WEISZ, MAX MINGHELLA, OSCAR ISAAC, ASHRAF BARHOUM, MICHAEL LONSDALE
AVVENTUROSO – SPAGNA 2009