Recensioni

Pubblicato il 22 Febbraio 2010 | da Valerio Caprara

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Il figlio più piccolo

Il figlio più piccolo Valerio Caprara
Emozione
Qualità
Scrittura
Recitazione

Sommario:

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Con quasi quaranta titoli in filmografia Pupi Avati si conferma un vero storyteller, un narratore di storie in grado di dialogare con ogni tipo di pubblico e di variare a suo piacimento i toni mantenendo stabile e affidabile il quadro drammaturgico prescelto.Tanto e` vero che, per certi versi, la serie infinita di situazioni e temi esplorati nei singoli film possono apparire, nella memoria dello spettatore assiduo, altrettanti capitoli della stessa commedia umana ciclica e svariante. Con <Il figlio piu` piccolo> il nostro Balzac della celluloide si prodiga ancora una volta nell’analisi di un nucleo familiare, il rifugio ideale o il nido di vipere che –nella sua ottica d´autore piu` psicofisica che ideologica- determina l´ottanta per cento dei comuni destini esistenziali.

Ecco, dunque, Luciano che sedici anni orsono a Bologna, dopo avere convolato a nozze riparatrici con la tremula e devota Fiamma, se la diede a gambe sgraffignando il modesto patrimonio della partner e non curandosi dei due figli piccoli e del suo nuovo stato di gravidanza… Ai giorni nostri il cinico protagonista è diventato uno degli speculatori sedicenti immobiliaristi, notoriamente marchiati dalla cronaca con il nomignolo di furbetti del quartierino: nel suo villone kitsch nei dintorni della capitale, dove si tifa rigorosamente per la Lazio, maneggia ogni sorta d’affari illeciti guidato dall’anima nerissima di un ex frate cacciato dal convento per le sue profane incursioni in campo finanziario. Avati muove bene le tessere del puzzle perché sullo spunto tutto sommato esile innesta un teatrino di recitazioni di primissima scelta: se Christian De Sica –barba, tempie ed espressioni plumbee- dimostra agli ultimi scettici come sia perfettamente in grado di arricchire, adeguare e raffinare il naturale talento istrionico, Luca Zingaretti e` un supercattivo che non sarebbe dispiaciuto ai grandi prestigiatori di caratteri (Germi, Risi, Scola, Monicelli) della commedia all´italiana.

Anche quando la trama indulge a sviluppi prevedibili, nell’ambito di un congegno narrativo pressoché automatico, le maschere, gli abiti, i gesti, i corpi reggono da soli la tensione via via suggerita dall’inevitabile sfacelo a cui va incontro la miseria umana. Il regista bolognese, per fortuna, non si può definire un moralista astratto, un cosiddetto indignato speciale, proprio perché il suo sguardo si mantiene quasi entomologico e i suoi personaggi assomigliano agli animali dello zoo, innocenti anche quando commettono, pour cause, atti disumani. E’ significativo, in questo senso, il cruciale confronto tra Luciano e, appunto, il figlio più piccolo (incarnato dal semi-esordiente tenerello Nicola Nocella) al quale tocca la trappola più perfida: non vi si legge soltanto il bieco tentativo di salvezza da parte di un padre indegno, ma anche la deriva naturale (paradossalmente “giusta”) di una società che ha deciso di riconoscersi nel suo relativismo.

IL FIGLIO PIU` PICCOLO

REGIA: PUPI AVATI

CON: CHRISTIAN DE SICA, LAURA MORANTE, LUCA ZINGARETTI, SYDNE ROME.

COMMEDIA NERA – ITALIA 2010

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