Recensioni

Pubblicato il 28 Dicembre 2015 | da Valerio Caprara

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Natale col boss

DI CAPRI LANCIA IL FILONE DEL CINECHAMPAGNE

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. La stranezza è che l’arduo compito tocchi in “Natale col boss” a Giuseppe Faiella, in arte Peppino Di Capri, che nel cinepanettone copyright O’ presidente ADL si esibisce con successo nel doppio e cruciale ruolo di se stesso e di un feroce camorrista. Sorprendentemente disinvolto e per nulla condizionato dall’affabile ricordo delle performance usa-e-getta nei fatidici musicarelli della nostrana gioventù, il cantante onusto di 57 anni di gloria musicale aderisce, così, allo spirito di un copione che ha reciso dopo ben trentadue anni il cordone ombelicale con il genere cosiddetto natalizio e cercato con una certa grazia d’orientarsi sul giallo-rosa glocal di cui, per esempio, “Song’e Napule” è stato un recente e apprezzato adepto. Il giovane regista Volfango De Biasi ne ha tratto un film abbastanza costruito e desideroso di sorpassare il puro seguito di gag con un intreccio di sovrapposizioni paradossali e situazioni farsesche, affidato per di più a un cast composito in cui la presenza del duplice Peppino serve a sparigliare le uscite degli ottimi e surreali Lillo&Greg da quelle degli ex leader del trash Ruffini e Mandelli e di una sexy-spericolata Bevilacqua.
Si parla, anche non a vanvera, di action comedy, però si deve aggiungere che non tutto regge fino in fondo e che la seconda parte proprio su questo ancora più difficile versante qualche scivolata se la prende: resta, ciò nonostante, sino in fondo quell’impressione di freschezza stralunata e surreali quiproquo trasmessa dalle peripezie de chirurghi plastici rapiti per cambiare i connotati del boss il cui volto è stato riconosciuto dagli sbirri. Da Leonardo Di Caprio a Di Capri il passo del bisturi è breve, ma il demenziale errore professionale provocherà una (sin troppo) prolungata caccia all’uomo in cui tutti i protagonisti hanno modo di dimostrare a iosa la propria comica inaffidabilità. Un’altra componente apprezzabile di “Natale col boss” è quella di non avere sperperato le chance del casting –un aspetto che la commedia all’italiana classica non trascurava quasi mai-, distribuendole equamente tra signori attori come Pennasilico, Di Leva, Imparato, Pennarella e soprattutto il perfetto, ancorché presente solo con gli esilaranti toni della voce gomorriana affibiata al boss, Gaetano Amato. I puri e duri della cinefilia si facciano per una volta da parte: all’importante saggio “Fenomenologia del cinepanettone” si potrà d’ora in poi aggiungere un ghiotto capitolo sul cine…Champagne.

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