Recensioni

Pubblicato il 22 Dicembre 2021 | da Valerio Caprara

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CRY MACHO/SCOMPARTIMENTO N.6/L’UOMO DEI GHIACCI

In attesa della valanga natalizia (pio desiderio o nostalgia del tempo che fu) non mancano i titoli che si offrono all’attenzione del pubblico: un atto di coraggio non solo commerciale ma anche sociale e culturale che va premiato, non fosse altro perché le piattaforme streaming dominanti si concedono il vantaggio di non rendere mai noti costi, perdite o ricavi dei prodotti messi in onda.
“Cry Macho”. Il film è lineare, epurato di qualsiasi orpello, ricalcato su una sceneggiatura che sembra la versione un po’ stinta di “Gran Torino”e “The Mule”: uno spettatore occasionale e/o senza cuore lo definirà senz’altro un’opera minore della filmografia dell’ultimo regista classico della Hollywood attuale. Eppure non è per cieca fedeltà d’adepto –condizione che peraltro rivendichiamo con orgoglio- che si può e deve amare questo apologo senile, l’ennesima esaltazione del fattore umano apolitico e libertario, dell’amore sia per il prossimo, sia per le persone di qualsiasi età in cui il destino ti fa imbattere. Clint, del resto, non ha l’obbligo di dimostrare più niente, il suo tempo (cinematografico, ma non solo) trascorre lentamente proprio come fa lo sguardo della cinepresa mentre s’immerge nelle tonalità ocra dei paesaggi ancora sperduti ai confini tra il Messico e il Texas: Mike Milo è una ex star dei rodeo riconvertito in allevatore di cavalli e ormai ridotto a vecchio taciturno, solitario, vedovo e indebitato che ha baldanzosamente accettato di riprendere e riportare al padre un ragazzo che la ex moglie emigrata, pazzoide e coinvolta nel narcotraffico non vuole mollare. “Cry Macho” permette al personaggio volutamente stereotipato del gringo spezzato dagli anni ma non domato di esibire ancora una volta il suo fisico intagliato nel legno, la sua voce di carta vetrata, la sua silhouette filiforme alla Giacometti, il suo Stetson e i suoi Ray-Ban e soprattutto la sua placida preparazione a un naturale the end ovviamente sia artistico che personale… In veranda guardando l’orizzonte dai colori cangianti e bevendo un whisky, mentre la colonna sonora country e latina assicura –ci assicura- che un divo ritenuto fuori dal tempo, lo ha invece mantenuto fermo, cristallino, inscalfibile, trasparente, universale.
“Scompartimento n.6”. Se ci limitassimo a riassumerlo sbrigativamente al lettore, potremmo farlo fuggire a gambe levate. E invece ci troviamo di fronte a uno dei film imperdibili dell’annata, un gioiello ambientato nella Russia di metà anni 90 che può per una volta senza finte magniloquenze fregiarsi dell’aggettivo “cecoviano”. Il finlandese Kuosmanen, specialista di storie sentimentali ricche di sfumature e prive di retoriche ammiccanti, lo ha tratto dal romanzo omonimo della connazionale scrittrice Rosa Liksom affidando a due giovani attori davvero entusiasmanti i ruoli di due (quasi) innamorati per poche ore, protagonisti, cioè, di una love story che non sarà mai consumata ma lascerà profonde tracce nell’animo dei viaggiatori trovatisi per caso nello stesso scompartimento del diretto Mosca-Murmansk. Lo stile minimalista dei dialoghi, la delicatezza delle situazioni, i contrappunti fotografici che si scorgono fulmineamente dai finestrini o si realizzano per pochi attimi nel corso di visite o fermate estemporanee contribuiscono a conferire al breve incontro della coppia il sapore lancinante delle cose perdute, l’eco delle sintonie giovanili appena percepite, la profondità irripetibile delle frasi scambiate con un partner che avrebbe potuto essere ideale, il mistero insondabile e la malinconia emozionale del tempo che ti sta già sfuggendo mentre lo vivi.
“L’uomo dei ghiacci”. Un film d’azione scandito come ai vecchi tempi, valorizzato dal protagonismo di un Neeson sempre in tiro muscolare, iperdotato di atmosfere thrilling perché quasi interamente girato tra i biancori accecanti dei ghiacci al confine tra Stati Uniti e Canada. La similitudine avanzata da più parti con il capolavoro anni Cinquanta di Clouzot “Vite vendute” non regge perché nei reiterati assalti modello autoscontro sanguinario tra giganteschi camion sfreccianti senza sosta sulle micidiali strade della regione Manitoba c’è spazio solo per i piaceri masochistici del catastrofismo caro al regista ex sceneggiatore dei blockbuster “Die Hard” e “Armageddon”, in cui la suspense viene presto sostituita da un’overdose di sequenze fracassone e frastornanti. Ci si diverte, però, a patto di lasciare a casa il manuale del bravo cinefilo e rifornirsi al bar di adeguati secchielli di popcorn.

CRY MACHO – RITORNO A CASA
DRAMMATICO – USA 2021 ****
Regia di Clint Eastwood. Con Clint Eastwood, Dwight Yoakam, Eduardo Minett, Natalia Traven, Fernanda Urrejola, Horacio Garcia-Rojas

SCOMPARTIMENTO N.6
COMMEDIA SENTIMENTALE – FINLANDIA/RUSSIA/ESTONIA 2021 ****
Regia di JuhoKuosmanen. Con SeidiHaarla, YuriyBorisov, DinaraDrukarova, Juliya Aug, Tomi Alataio, Lidia Costina

L’UOMO DEI GHIACCI – THE ICE ROAD
THRILLER – USA/CANADA 2021 **
Regia di Jonathan Hensleigh. Con LiamNeeson, Marcus Thomas, Laurence Fishburne, Amber Midthunder, Benjamin Walker, Holt McCallany

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