Pubblicato il 29 Aprile 2019 | da Giuseppe Cozzolino
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BLADE RUNNER
Un’analisi retrospettiva di uno dei più grandi film di fantascienza mai realizzati. Per domandarsi quanto abbia saputo anticipare il futuro.
(A cura di Andrea Coco)
L’anno è quello giusto, il 2019. Un tempo abbastanza lungo per tentare di analizzare uno dei più grandi film di fantascienza mai realizzati (nel 1982), per provare a capire quali aspetti dell’opera si sono poi avverati e quali, invece, non hanno trovato attuazione.
Il lungometraggio preso in considerazione è la versione attualmente in circolazione, The Final cut del 2007, distribuita in Italia dalla Warner Bros, restaurata e rimasterizzata in occasione dei 35 anni dal lancio negli Stati Uniti.
Se l’inquinamento è su livelli decisamene più alto del 1968 (data di uscita del libro di Phillip K. Dick) e del 1982 (del lungometraggio), per fortuna il mondo post-atomico, descritto nelle due opere, sembrerebbe un problema rimandato a data da destinarsi. In compenso siamo circondati dalla spazzatura ed il panorama delle nostre città somiglia a quello di Los Angeles. Caotiche, sporche, sovraffollate e, nel bene nel male, multietniche. La pubblicità è ovunque, come la spazzatura. E si potrebbe affermare che tra le due cose i rapporti sono più stretti del necessario, ma, non abbiamo ancora mezzi che volano sulla nostra testa, proponendoci commercial ossessivi.
Dalla comunicazione visiva passiamo a quella verbale. Il cityspeak, lo slang cittadino parlato a Los Angeles, è una realtà in alcune zone degli Stati Uniti – basta pensare allo spanglish -, mentre in Italia tale fenomeno non si è ancora verificato.
Lo strapotere delle aziende è diventato realtà, travolgendo qualsiasi limite morale. “Più umano dell’umano” afferma Eldon Tyrell (Joe Turkel), il proprietario della società che produce i replicanti, convinto di essere in grado di eguagliare, se non superare Dio. E nel suo narcisismo arriva a voler sfidare Rick Deckard (Harrison Ford), invitandolo a testare la macchina Voight-Kampff su un essere umano – o tale viene presentato-, ma che in realtà è una Nexus 6: Rachael (Sean Young). L’esperimento fallisce, a dimostrazione che Dio non si può eguagliare, uno dei tanti messaggi cristiani presenti sottotraccia nel film.
I contenuti speciali, ospitati nei due DVD, costituiscono un film nel film. Si parte dall’introduzione del regista Ridley Scott, che spiega come questa sia la versione che lui preferisce. A seguire, il film commentato da Scott e una seconda versione commentata degli autori e realizzatori dell’opera (attenzione: tutti e tre i filmati sono in inglese e non hanno sottotitoli).
Nel secondo DVD (con sottotitoli in italiano) la ricostruzione dell’intero iter compiuto per dare vita a Blade Runner: a partire dalla stesura della sceneggiatura e dalla ricerca dei fondi necessari per il film, la scelta degli attori, la progettazione e costruzione dei set, dei veicoli, le tensioni emerse tra quanti lavoravano sul set, gli effetti speciali, la post produzione (con l’inserimento del contestato lieto fine) e l’arrivo sul grande schermo, con le impressioni degli spettatori, dei critici e di quanti hanno lavorato a dare vita ad un’opera monumentale.
Moltissime le curiosità, come l’iniziale resistenza di Ridley Scott a girare un altro lungometraggio di fantascienza dopo Alien, ma la scelta poi di realizzarlo per distrarsi da un grave lutto familiare.
Blade Runner non subì soltanto un cambio di finale, con l’aggiunta di un lieto fine, ma anche la scena d’amore tra Deckard e Rachael, parzialmente visibile nel documentario, venne tagliata, una doppia scelta fatta nel 1982 per rendere l’opera più commerciale, vicina ai gusti del grande pubblico. Rick Deckard era stato costruito ispirandosi all’attore tipico dei film noir americani degli anni 40 (Philip Marlowe), ma in un primo tempo si era pensato a Dustin Hoffman, che si era reso disponibile a patto che l’opera avesse dei rivolti sociali. Solo la rinuncia dell’attore, per divergenze sulle caratteristiche del personaggio, far cadere la scelta su Ford.
È innegabile che il successo dell’opera vada attribuito anche alla colonna sonora di Vangelis e a un lavoro, complesso quanto riccamente articolato, portato avanti dagli sceneggiatori e dai costumisti. Le ambientazioni, interni ed esterni, ispirate all’architettura anni quaranta danno al film un sapore retrofuturista unico, come l’incredibile varietà di oggetti, costumi, persone ne fanno un esempio della caotica civiltà di massa del futuro.
L’ambientazione notturna, le strade lucide di pioggia e la storia basata sulle vicende di Rick Deckard, un cacciatore di androidi, che si muove tra le strade di una città decadente, costituiscono gli elementi perfetti di un film noir. Della struttura classica del genere abbiamo, infatti, un anti eroe (Deckard), una femme fatale (Rachael), il villain, RoyBatty (RutgerHauer), e, come contorno, altri personaggi, ora assassini ora perseguitati ora vittime: Leon Kowalski (Brion James), Zhora Salome (Joanna Cassidy), Pris (Daryl Hannah), J.F. Sebastian (William Sanderson) e EldonTyrell.
Per quanto riguarda le differenze, tra questa versione e quella del 1982, queste consistono principalmente nell’abolizione dell’io narrante, la voce di Deckard, l’inserimento di alcune scene, tra cui quella del “sogno dell’unicorno” e in un diverso finale. La conclusione,radicalmente opposta alla precedente versione del film,oltre ad esplicitare un dubbio inespresso, è, invece, più in linea con il pensiero di Dick, che era solito chiudere le sue opere con finali aperti, apparentemente banali ma proprio per questo spiazzanti. Il protagonista, dopo aver compiuto gesta eroiche, rientra nella sua grigia normalità oppure scopre di aver non aver vinto la sua guerra, ma solo di aver superato una semplice tappa di un lungo percorso, di cui non vede ancora la fine. Ammesso che ci sia una fine.
E, a questo punto arriviamo al nodo centrale dell’opera, sia letteraria che filmica, ovvero che cosa ci qualifica come esseri umani e che differenza c’è tra gli umani e replicanti. Un aspetto del libro molto caro a Dick, il quale voleva che emergesse in modo chiaro anche nel film. Nel lungometraggio la differenza era stata affidata alla mancanza di empatia – fermo restando che Roy salverà Deckard un attimo prima che precipiti nel vuoto, dimostrando un sentimento di solidarietà – e alla durata dell’esistenza, ma oggi questo confine sembra essere diventato molto labile.
Se la nostra società è diventata così alienante da spingere le persone a compiere in modo gratuito gesti di violenza disumana, se l’evoluzione della robotica è giunta a livelli così raffinati da consentire ai robot di interpretare le espressioni del volto umano, di apprendere e si comincia a parlare di una possibile coscienza artificiale, quanto ci separa – in senso temporale – dal giorno in cui una “macchina” potrebbe rivelarsi più umana di certe persone?
E di conseguenza chi sarebbero oggi i freddi, distaccati, replicanti?
Titolo originale: BLADE RUNNER
Regia: Ridley Scott
Cast: Sean Young, Harrison Ford, Daryl Hannah, Rutger Hauer, Joanna Cassidy, M. Emmet Walsh, James Olmos, Brion James, James Hong, Joe Turkel, William Sanderson
Colonna Sonora: Vangelis
Prodotto da The Ladd Company, Shaw Brothers, Tandem Productions. DVD distribuito in Italia da Warner Bros. Entertainment Italia
Durata: 117′
Genere:fantascienza, thriller, azione, avventura, noir
Anno: 2007
Paese: Stati Uniti