4 mosche di velluto grigio (riediz.)
Sommario: Roberto è un musicista rock sposato con un'ereditiera la cui vita è sconvolta da uno sconosciuto che lo pedina da giorni. Cercherà di venirne fuori, ma la situazione si ingarbuglia sempre più e i morti si moltiplicano...
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Sarebbe un peccato capitale trascurare il ritorno in sala di “4 mosche di velluto grigio” in versione stereo restaurata in 4K promosso in tutt’Italia da un pool di benemeriti distributori. A più di mezzo secolo dall’uscita nel Natale del 1971, il terzo titolo della “trilogia degli animali” di Dario Argento -che a settembre compirà ottantacinque anni- rappresenta un autentico scoop per moltissimi appassionati di cinema perché a causa di un contenzioso legale era reduce da decenni d’invisibilità, acuita dall’obsolescenza delle videocassette che circolarono per qualche tempo dopo lo stop imposto anche ai malridotti passaggi in tv. L’ottimo riscontro al botteghino, che aveva seguito quelli di “L’uccello dalla piume di cristallo” e “Il gatto a nove code”, indusse tra l’altro il regista romano, a dispetto delle recensioni negative di gran parte della critica ufficiale, ad accelerare il percorso dal giallo influenzato da Hitchcock e Lang all’horror in stile Tourneur e Lewton di lì a poco esploso nelle punte di diamante della sua filmografia “Profondo rosso” e “Suspiria”. Ormai rimosse le sciatte sottovalutazioni, si potrà riconsiderare meglio la poetica argentiana fondata sulle distorsioni psicotiche, infiltrata da elementi soprannaturali e impregnata di umori ribellistici grazie soprattutto alle figure del protagonista musicista rock Michael Brandon e della deliziosa Mimsy Farmer perfettamente intonati alla mentalità, i comportamenti e le passioni giovanili dell’epoca. Senza peraltro assolvere i blandi siparietti caricaturali che oggi possono incuriosire soltanto perché affidati a un inedito Bud Spencer, un petulante Oreste Lionello e un grottesco Jean-Pierre Marielle. Al di là, comunque, delle revisioni critiche che si avvarranno del senno del poi, quello che davvero interessa e avvince di “4 mosche…” sono la tendenza alla sperimentazione -allora chissà perché ritenuta incompatibile con i registi di grande successo commerciale- e la ricerca accanita di nuove tecnologie e dispositivi di visione, a cominciare dall’uso di una macchina da presa tedesca in grado di rendere straordinariamente efficaci e spaventosi i ralenti.
4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO
GIALLO-HORROR – ITALIA/FRANCIA 1971
Un film di Dario Argento. Con: Michael Brandon, Mimsy Farmer, Jean-Pierre Marielle, Francine Racette, Bud Spencer



