Pubblicato il 7 Maggio 2016 | da Valerio Caprara
0La buona uscita
Sommario: Pulsioni edonistiche e istinti di morte nell'odierno microcosmo napoletano affarista e borghese.
1.5
Se riferissimo a un amico la trama sospesa tra il noir e il grottesco di La buona uscita, siamo sicuri che ne sarebbe giustamente attratto. Purtroppo, però, l’opera prima di Enrico Iannaccone, già vincitore nel 2013 del David di Donatello per il corto L’esecuzione, si scontra con il tipico problema dei cineasti troppo colti (o troppo cinefili, fa lo stesso), quello del soffocamento della forza comunicativa e la congruità del senso causati dalla predominanza della pretensione dello stile sulla concretezza della messinscena.
La parabola del mefistofelico imprenditore dell’odierna Napoli “borghese” e della sua stagionata amante collezionista di trofei virili si contorce, infatti, dall’inizio alla fine tra estenuanti/ammiccanti puntini sospensivi che congelano quello che è congelato in partenza. Il protagonista Macaluso, per esempio, interpretato dallo sconcertante Cavalli, per colpa delle battute che gli sono messe in bocca tra una goduriosa spaghettata e un funereo amplesso, sembra sempre sul punto di scoppiare in una risata autosfottente; mentre la pur brava Martire, sperduta tra i filosofemi tra il ninfomaniaco alla von Trier e il pantagruelico alla Ferreri, proprio non ce la fa a trasmettere lo struggimento che gli eleganti piani sequenza di Iannaccone pretenderebbero. La buona uscita, certo, non è un punto d’arrivo e la scommessa dell’investimento è giustificata dall’intensa colonna sonora e le ambientazioni estranee sia ai cliché gomorriani che ai presepi sianeschi, però in futuro occorrerà distinguere la caricatura dallo straniamento.
LA BUONA USCITA
Regia: Enrico Iannaccone
Con: Marco Cavalli, Gea Martire, Andrea Cioffi, Enzo Restucci
Genere: Drammatico. Italia 2016