Pubblicato il 27 Novembre 2009 | da Valerio Caprara
0(500) giorni insieme
Se il critico fosse giovane adorerebbe il film. Non essendolo, lo adora lo stesso. Ecco le credenziali di “500 giorni insieme”, scoperto al festival di Sundance e applauditissimo a quello di Locarno, che ricrea la chimica della commedia sentimentale Usa con un magico tocco di romanticismo smaliziato, autoironia maschile e simbolismo pop. Titolare del piccolo miracolo è l’esordiente Marc Webb, ex videomaker di successo che utilizza i trucchi del mestiere con una grazia, un’intelligenza e una sensibilità del tutto (ri)adeguate alla materia: presi due protagonisti più buffi che belli, animati gli sfondi di un’insolita Los Angeles e ribaltati i canonici comportamenti di coppia, il film s’inventa un montaggio nervoso e frammentario per ricostruire la non-love story in flashback con il surplus di una colonna sonora strepitosa che va dagli Smiths a Patrick Swayze, da Wolfmother a Simon & Garfunkel e persino a Carlà (Bruni). In pratica il punto di vista -cadenzato sul capriccioso andirivieni del “contagiorni” sovrastante le inquadrature/cartoline- è quello di Tom (l’attonito Joseph Gordon-Levitt), vanamente intento a cercare le ragioni della fine di un amore in tutti i risvolti belli o brutti, decisivi o marginali, rivelatori o illusori del magnifico e insieme penoso stillicidio che ha vissuto. Ma Webb e i suoi sceneggiatori, il cui grado di coinvolgimento è testimoniato dall’esilarante scritta iniziale, riescono a tratteggiare con eguale freschezza il personaggio della ragazza Sole (Zooey Deschanel) anch’essa destinata a fare ridere e commuovere plotoni di spettatori di ogni età.
Già i titoli di testa sono da antologia, con i due rievocati come nei filmini di famiglia: bambini ancora attaccati al guscio familiare, monadi estranee che un giorno misteriosamente s’incontreranno dando vita, prima d’amarsi e di lasciarsi, a una nuova e inscindibile umana identità. Non c’è, del resto, una nota sbagliata nella delicata disarmonia con la quale il film gioca sulle citazioni: dalla passione per la musica alla pittura di Magritte; dagli amici sbroccati alla sorellina sapiente; dai cult-movies trasfigurati (Truffaut e “Il laureato”, Bergman e “Guerre stellari”) al marchio IKEA, che trascende la banalità dell’eventuale sponsorizzazione elevandosi -grazie anche a una sequenza deliziosa- a sigla dei vuoti e dei pieni esistenziali disposti dalla contemporaneità. Uno dei segnali della riuscita del film sta del resto nella corrispondenza, solo in apparenza svagata, tra gli stati d’animo e “la realtà”: di volta in volta contraddetta dallo schermo diviso in due, irrisa dalla solenne voce narrante fuori campo o spalmata come col pennello sull’architettura di downtown, dove la megalopoli si trasforma in euforico palcoscenico da musical.
500 GIORNI INSIEME
REGIA: MARC WEBB
CON: JOSEPH GORDON-LEVITT, ZOOEY DESCHANEL, GEOFFREY AREND, CHLOE MORETZ
COMMEDIA – USA 2009