Recensioni

Pubblicato il 10 Marzo 2016 | da Valerio Caprara

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Ave, Cesare!

Ave, Cesare! Valerio Caprara
Originalità
Sceneggiatura
Ritmo
Recitazione

Sommario: Rievocazione sardonica e grottesca delle grandezze e miserie della "Hollywood Babilonia"

1.8


Prim’ancora di riferire su “Ave, Cesare!”, è opportuno collocarlo nel reparto che un giornalista del settore usava definire con un filo di disprezzo: “roba per cinéfili”. Ovviamente per noi l’etichetta non è negativa, però è vero che rivolgersi soprattutto agli adepti rappresenta un limite o meglio significa ricorrere a un ingrediente forte che facilmente distorce il sapore di un film: i Coen, habitués dei retroscena hollywoodiani, stavolta ne hanno forse usato troppo allestendo una commedia in bilico tra la sofisticata parodia, la nostalgia canaglia e l’album di foto-sketch autoreferenziali. Vogliamo dire che questo stesso spartito che ha stimolato e stimolerà in futuro la calda empatia delle platee festivaliere rischia di produrre un “suono” alquanto tenue e diluito presso quelle composte da signori & signore che si sono limitati a pagare il biglietto. Il copione fatto in casa dalla fraterna ditta prevede, infatti, la cronaca di un pugno d’ore lavorative più o meno portate a termine da Mannix (Brolin), dipendente tuttofare che a Hollywood di metà anni Cinquanta ha l’incarico di risolvere qualsiasi tipo di grana, mattana o pastrocchio deflagri nei turbolenti territori dei Capitol Studios. L’immaginaria sigla era già stata utilizzata in “Barton Fink”, Palma d’oro del ’91 a Cannes, dato che rende purtroppo spiacevole il paragone dell’attuale filmetto con quel mirabile puzzle di carta vetrata tragicomica.

Il nostro “Wolf” – che risolve, cioè, problemi ancorché in modi meno truci di quelle usati dai killer di Tarantino – dovrà trovare un marito-schermo alla diva incinta (Johansson), supportare l’ingaggio di un cowboy scemo e inespressivo (Ehrenreinch), fronteggiare il rapimento dal set di un divo già abbigliato da centurione romano (Clooney) compiuto da un gruppuscolo di sceneggiatori comunisti guidati da un ballerino gay (Tatum), tenere a bada le sorelle croniste iene (doppia Swinton) affamate di scoop e pettegolezzi ecc. In questo crogiuolo demenziale ci stanno, certo, benissimo il frenetico andirivieni tra il geniale e il volgare oppure l’inaudito dibattito tra i rappresentanti delle religioni che devono accordarsi per concedere il permesso di girare un kolossal cristologico. Peccato, invece, che il gioco delle citazioni oscilli spesso sul risaputo e il fiacco e che sul film aleggino i profili di Spielberg, Edwards, Allen e persino dei Coen di “Il grande Lebowsky” nella parte di dominatori di se stessi.

AVE, CESARE!

REGIA: ETHAN, JOEL COEN

CON: JOSH BROLIN, GEORGE CLOONEY, ALDEN EHRENREICH

COMMEDIA – USA 2016

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