Recensioni

Pubblicato il 5 Giugno 2022 | da Valerio Caprara

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Top Gun – Maverick

Top Gun – Maverick Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Già eroe di un film culto degli anni 80, l'invecchiato ma sempre temerario aviatore della Marina Usa Pete Mitchell soprannominato “Maverick”, il ribelle, è diventato l'istruttore incaricato d'addestrare una squadra di giovani top gun per una missione segreta ad altissimo rischio.

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Il giudizio sul sequel di “Top Gun”, a cui è stato aggiunto “Maverick” (in inglese dissidente, ma è più congruo tradurlo con ribelle), che arriva dopo un intervallo di ben trentasei anni magari non può prescindere dal fatto che esca in coincidenza col momento di maggiore tensione tra Russia e Usa dai tempi della Guerra Fredda, però alla fine deve soprattutto valutare i materiali iconografici, i congegni di sceneggiatura e il bonus divistico rapportati all’impianto mitografico di culto. Divennero, infatti, un vero e proprio brand i piloti d’élite della Marina americana, i top gun scolpiti nel fisico e il look da Tony Scott, il fratello futuro suicida del più fortunato Ridley, ragione per cui il primo interrogativo da porsi concerne la possibile risposta del pubblico: i più anziani saranno restati fan del film simbolo del cosiddetto edonismo reaganiano? E i più giovani vorranno sceglierlo al buio come un action qualsiasi o grazie a una vaga percezione del suo fascino vintage? Inutile girare attorno, peraltro, al fatto che il film diretto da Kosinski (“Oblivion”) rappresenta una sorta di poema audiovisivo in gloria di un Cruise più che mai in forma, sprovvisto come sempre di stuntmen e pressoché clonato in un personaggio che, nonostante venga nel film ripetutamente apostrofato come “dinosauro”, appena indossa il giubbotto di pelle con le toppe è sempre pronto a mostrare alle reclute cosa significhi essere un ardito mezzo matto (nella scena di apertura qualcuno commette l’errore di chiedergli di portare il jet a Mach 9, lui si ferma di botto e sfodera il famoso sorriso a trentadue denti: non importa che si tratti di un volo di prova, c’è solo un Mach che conosce ed è il 10 o magari il 10,2).

Stranamente questa enfasi non irrita troppo, anzi aiuta in qualche modo a mantenere la storia concentrata sull’aspetto umano del personaggio anziché su quello politico: “Maverick” incarna un modello di forza e caparbietà tutt’altro che eroico e chiaramente feticista nei confronti dei suoi aerei, facendo sì che il senso della morte aleggi sul film sia nel ricordo dell’incidente in cui perse la vita l’inseparabile amico “Goose”, sia per l’altissimo rischio che aleggia sull’addestramento della squadra per la missione segreta. Cruise non è molto apprezzato dalla critica forse perché si sottovalutano un paio di fattori a suo vantaggio: è l’unico totem rimasto in piedi dell’epoca d’oro dello star-system e alcuni film come “Rain Man”, “L’uomo della pioggia”, “Eyes Wide Shut”, “Magnolia” o “Collateral” testimoniano dell’ottimo livello raggiunto quando ci sono validi registi a dirigerlo. Persino il machismo è ammorbidito dall’età e nel suo sguardo si coglie una vena di disarmante sentimentalismo che concorre a trasformare le mirabolanti acrobazie celesti in performance più stravaganti che bellicose. L’ulteriore dimostrazione in questo senso sta nella love story con una dimessa barista (la Connelly lontana dai fasti di un tempo) nonché nel fatto che tra il fantasma del defunto, suo figlio neopilota giustamente diffidente e l’ammiraglio ex “Iceman” minato dal cancro (Kilmer, l’unico ripescato insieme a Cruise del cast originale) non ha trovato stavolta posto la bionda McGillis protagonista col bel Tom di un paio di scene hot oggi forse considerate non corrette. L’ultimo dato da immettere nello score di un prodotto che, va detto, andrà ad affrontare un mercato assai più complicato di quello anni 80, riguarda la colonna sonora: nel sequel rifanno capolino il leitmotiv “Take My Breathe Away” dei Berlin e anche “Danger Zone” di Loggins, ma non manca l’arruolamento modaiolo di Lady Gaga che con “Hold My Hand” sui titoli di coda inumidisce inesorabilmente gli occhi alle platee. In un contesto diverso, è ovvio che il tono e l’eco di “Top Gun – Maverick” sarebbero potuti risultare insopportabili non solo per gli antiamericani a vita, ma fortunatamente Kosinski ha capito come rimettere in moto la macchina dell’iconico blockbuster cercando e trovando un accettabile equilibrio tra l’intrattenimento e l’autoironia, le citazioni rispettose e le varianti trasgressive: a conti fatti, insomma, non è arbitrario ritenere che il sequel prenda molto più sul serio concetti come amicizia, avventura lealtà e romanticismo. Declinati sullo sfondo di cieli reali piuttosto che in computergrafica, tanto è vero che al protagonista viene detto a un certo punto a brutto muso: “Il futuro sta arrivando. E tu non ci sei”. Inconfutabile: la nuova leva di piloti da combattimento non sarà composta da persone ma nessun produttore prolungherà la saga intitolandola “Top Drone”.

 

TOP GUN – MAVERICK

AZIONE – USA/CINA 2022    

Un film di Joseph Kosinski. Con Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Val Kilmer, Jon Hamm, Monica Barbaro, Ed Harris

 

 

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