Recensioni

Pubblicato il 7 Giugno 2018 | da Valerio Caprara

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Tito e gli alieni

Tito e gli alieni Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Scienziato misantropo sopravvive ai margini della famigerata e supersegreta Area 51 nel deserto del Nevada. La sua poco convinta ricerca dei segreti dello spazio verrà beneficamente interrotta dall'inopinato arrivo dalla sua Napoli di due nipoti rimasti orfani.

2.5


E’ giusto lottare contro la carineria di routine nella neocommedia all’italiana, ma quando ci s’imbatte in un film come “Tito e gli alieni” certi argini si fanno scavalcare volentieri. A parte la commozione suscitata dalla dedica finale all’autore delle musiche, il precocemente scomparso fuoriclasse degli Avion Travel Fausto Mesolella, Paola Randi a sette anni di distanza dal successo ottenuto grazie al noir etnico “Into Paradiso” conferma di possedere un tocco libero e creativo che le permette di attraversare pressoché indenne le tipiche trappole del candore poetico (la tenerezza, del resto, non è un copyright di Sorrentino). Aiutata nell’incursione ad alto rischio nei territori della fantascienza da sempre ostici al made in Italy dal carisma di Valerio Mastandrea –attore inimitabile per come riesce a tramutare la naturale musoneria in vitamina per qualsiasi personaggio-, la regista milanese napoletanizzata ha il fegato d’ambientare una fiaba crepuscolare e stralunata nel deserto del Nevada e, in particolare, tra la Extraterrestrial Highway e il villaggio Rachel (54 abitanti) ai margini della segretissima Area 51 abituale referente non solo americano delle teorie del complotto e del folklore ufologico. Ci sopravvive il protagonista, uno scienziato vedovo e disilluso stancamente impegnato a cercare di captare con mezzi velleitari in stridente contrasto con gli equipaggiamenti degli ingombranti vicini militari segnali intellegibili e magari proficui dallo spazio profondo extraterrestre. Finché dalla natia Napoli non gli scaricano addosso l’accudimento di due nipotini freschi orfani…

Non si può dire che ne discendano corposi sviluppi narrativi, anche perché il solitario e misantropo gestore della “base” ha un cuore così palesemente intorpidito da proporsi all’istante come perfetto ricettacolo delle affabili petulanze della coppia di guaglioni da manuale napolimaniaco. La Randi attenua, peraltro, i disagi procurati dalla prevedibilità del copione e l’esilità delle annesse schermaglie con una perspicace e sincera attenzione agli stati d’animo dei personaggi principali e il supporto di effetti speciali più che dignitosi in assoluto, ma in ogni caso in grado di non trasformare in altrettanti autogol i numerosi e limpidi omaggi ai classici del genere, “Incontri ravvicinati del terzo tipo” in testa. Mastandrea, per di più, non sa parlare il napoletano, ma in questo contesto di cinema meticcio interpolato da situazioni strambe e viavai di alieni finto/veri appare così a suo agio, così rilassato nelle movenze ed espressioni da mimo del muto da arrivare a un passo dal convincere lo spettatore d’essere stato un diligente allievo della scuola di Eduardo o di Peppino.

TITO E GLI ALIENI

Regia di Paola Randi.

Con Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito, Chiara Stella Riccio, Miguel Herrera, Gianfelice Imparato-

Fantacommedia, Italia 2018

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