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Pubblicato il 24 Novembre 2016 | da Valerio Caprara

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Snowden

Snowden Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: La vera storia di Edward Snowden, genio informatico della NSA (agenzia per la sicurezza nazionale) che tre anni fa fuggì dagli Stati Uniti e rivelò al mondo i codici supersegreti del sistema di sorveglianza globale messo a punto per la lotta al terrorismo. Sporco traditore o eroe della libertà?

1.5


Era in qualche modo scontato che Oliver Stone s’interessasse al caso Edward Snowden. Non a caso, del resto, il personaggio è già stato il protagonista di due documentari e un altro paio di film affini sono in stand-by a Hollywood: le vicissitudini del trentenne ex impiegato della Nsa, l’agenzia americana di sicurezza nazionale, che tre anni orsono divulgò documenti supersegreti riguardanti il gigantesco sistema di sorveglianza elettronica messo a punto dal governo Usa in risposta alla minaccia terroristica, continuano a incarnare i ghiotti requisiti di uno scandalo politico mondiale. Tra l’altro Snowden, tuttora rifugiato in Russia, aveva chiesto a Obama di concedergli il perdono presidenziale prima della fine del mandato e adesso non è chiaro se l’ascesa di Trump rappresenterà per lui un’ancora di salvezza o un ulteriore guaio. Abbastanza fedelmente ricalcata sul libro inchiesta del giornalista inglese Harding (Snowden, ediz. italiana Newton Compton), la posizione del regista è senz’altro ultra-schierata: i servizi segreti del suo odiosamato paese non cercano affatto, come s’affannano a comunicare, di combattere il terrorismo bensì di arrivare a esercitare un subdolo controllo della privacy su scala nazionale e internazionale.

Purtroppo Stone sembra avere affievolito sia la grinta sia il gusto compositivo dei film migliori, perdendo per strada la possibilità di sostituire un approccio creativo e avvincente alla mera ricostruzione dei fatti: più biopic che spy story, “Snowden” si rivela una sommatoria di controverse piste psicologiche, comprendenti noiose schermaglie sentimentali innescate dal connubio del protagonista con una maestra di lapdance (!). Riuscita, così, può considerarsi solo l’interpretazione del versatile Gordon-Levitt, a suo agio nel dare vita nei prolungati flasback a un giovanotto dalle convinzioni conservatrici che s’arruola nell’esercito, ma ne viene scartato a causa di un malaugurato incidente. Non ancora fiaccato nell’entusiasmo patriottico e perfezionatosi ad altissimi livelli nei linguaggi e le tecniche informatiche, diventa una sorta di genietto alle dipendenze prima della Cia e poi della Nsa, ma, a dispetto dell’addestramento impartitogli da un diabolico mentore e a causa dei soprassalti di coscienza incrementati dalle pressioni dell’amata, a un certo punto si converte in un intransigente oppositore, peraltro psicologicamente fragile e soggetto a crisi d’epilessia e angosciose paranoie. Fino a quando, nel giugno 2013 che costituisce il prologo del film, convoca la stampa nella camera di un hotel di Hong Kong e spiattella le chiavi del programma di spionaggio globale condannandosi alla fuga perpetua dalla longa manus orwelliana dell’impero americano e a essere considerato da alcuni un eroe idealista martire della libertà e da altri un odioso delatore avido di notorietà. Rispetto a questo cruciale snodo drammaturgico dispiace che Stone non cerchi di svariare su toni meno declamatori e soluzioni di messinscena più sorprendenti e, soprattutto, di schivare l’effetto Wikipedia destinato con l’apparizione finale del vero Snowden addirittura a tramutarsi in un’agiografia imbarazzante.

SNOWDEN

Regia: Oliver Stone

Con: Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley Zachary Quinto, Melissa Leo

Biografico – Francia/Germania/Usa 2016

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