Recensioni no image

Pubblicato il 5 Marzo 2010 | da Valerio Caprara

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Shutter Island

Non è piaciuto alla critica “Shutter Island”, il nuovo film di Martin Scorsese presentato fuori concorso al festival di Berlino. Il pubblico se ne farà, però, una ragione e non solo perché le stesse disapprovazioni erano toccate a “The Departed” poi affermatosi come un capolavoro: nonostante le pecche d’intreccio imputabili al romanzo di Dennis Lehane da cui è tratto (ed. ital. Piemme), questo thriller a metà strada tra il realistico-rievocativo e l’onirico-psicotico possiede infatti tutte le qualità per imporsi a livello d’intrattenimento puro. Sin dal prologo, che presenta i due agenti Fbi Ted e Chuck (il sempre eccellente DiCaprio e l’ottima spalla Ruffalo) a bordo del ferry diretto al largo di Boston dove sorge il più attrezzato manicomio criminale dell’America del ‘54. Un pezzo di cinema reso suggestivo dalle brume da cui spunta il profilo dell’isola maledetta, un collaudato topos narrativo ispirato al romanticismo scenografico dell’”Isola dei morti” (1880), il noto dipinto di Arnold Bocklin particolarmente adatto a rappresentare il lato in ombra dell’insularità ovvero l’inconscio. Conta poco, si capisce, l’iter dell’inchiesta dei poliziotti sulla scomparsa di una detenuta infanticida perché al regista e allo spettatore interessano le atmosfere magistralmente intessute –grazie alle scenografie di Dante Ferretti e ai costumi di Sandy Powell- d’opprimente minaccia e abitate da un bestiario di ripugnanti pazzi e patibolari infermieri nonché sovrastate dall’ostile direttore Ben Kinglsey e dal suo inquietante scienziato-assistente Max von Sydow. Quest’ultimo oltre a riportare alla memoria dell’ex soldato Ted le immagini rimosse delle missioni compiute durante la guerra in Germania, ne esaspera l’inestinguibile angoscia suscitata dalle tragiche circostanze in cui ha perso moglie e figli…

Siamo nell’ambito del noir ibridato col gotico dove Scorsese non ha bisogno d’inventare qualcosa di nuovo, ma può, appunto, esercitare il suo proverbiale talento di miniaturista d’inquadrature, di raffinato gestore del panico e dei dilemmi dei personaggi che osano approdare su una terra sconosciuta. D’altronde il nucleo del film allude ad altri due luoghi concettuali, la torre e l’assedio, la dimora dello spirito assediata dal passato, dal futuro e dalla morte: le stesse coordinate mitico-simboliche che sono spesso servite a definire l’’isola’ America. Che il prolungato movimento conclusivo, con le spiegazioni più o meno politiche e i colpi di scena a raffica, rappresenti il lato B dell’operazione ci sembra ovvio; ma la qualità e la densità stilistiche producono un risultato immediato, un gradimento estetico che pesa di più di un esercizio astratto di cinecultura.

SHUTTER ISLAND

REGIA: MARTIN SCORSESE

CON: LEONARDO DICAPRIO, MARK RUFFALO, BEN KINGSLEY, MICHELLE WILLIAMS

THRILLER – USA 2010

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