Recensioni

Pubblicato il 30 Giugno 2017 | da Valerio Caprara

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Parliamo delle mie donne

Parliamo delle mie donne Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Anziano e disilluso fotografo di guerra riesce a riunire grazie al trucco di un vecchio amico nella sua stupenda villa di montagna le quattro figlie avute da quattro donne diverse.

2.8


Il vecchio bastardo sciupafemmine Johnny Hallyday e il suo degno compare Eddy Mitchell, stravaccati sul divano di una villa incastonata sotto il Monte Bianco, hanno pescato in tv “Un dollaro d’onore” e non possono trattenersi dal canticchiare insieme a Dean Martin e Ricky Nelson lo struggente refrain western “Purple light in the canyons/That’s where I long to be/With my three good companions/Just my rifle, pony and me… Basta una sequenza di “Parliamo delle mie donne”, l’ultimo film di Lelouch girato due anni orsono, per farci amare teneramente il regista che a ottant’anni suonati continua pervicacemente a rifare il cinema che abbiamo a suo tempo odiato. Giustamente, peraltro, perché la generazione di critici e cinéfili forgiata dal fatale Sessantotto, doveva giocoforza liberarsi dal sentimentalismo kitsch e la poetica da fotoromanzo elevati dall’autore di “Un uomo, una donna” a cifra inconfondibile di una lunga e fortunata carriera. Oggi, però, quando l’arte chiave del Novecento ha dilapidato quasi tutto il suo patrimonio sociale e culturale, diventa impossibile e anche sbagliato non concedere l’onore delle armi (e del prezzo del biglietto) al favoloso mondo di Claude.

Un presepe smaccato e irresistibile che fa dei contenuti spiccioli una sorta di poema, dei miraggi piccoloborghesi un trattato filosofico e del senso di convivialità familiare un brand francese indifferente al cambio delle mode. A cominciare dal titolo originale “Salaud, on t’aime”, infatti, la superficiale nostalgia da canzonetta (peraltro infallibilmente veritiera come suggerì l’amico separato Truffaut) impazza in lungo e in largo nella breve vita felice dell’attore preferito, l’alter ego Hallyday che qui si finge ex grande fotografo di guerra ritiratosi nel lussuoso eremo per lenire le ferite della vita col silenzio della natura e dare confidenza solo agli animali. Sia pure potendo contare su una compagna di letto nuova di zecca, il suo sogno da canaglia-ma-non-troppo sarebbe quello di radunare almeno una volta le quattro figlie avute da quattro madri diverse (nota bene: Lelouch ha sette figli avuti da cinque donne) ed è su questo perno tanto naif da sembrare raffinato che s’incrociano in un turbinio di piani sequenza le allegre tavolate, le guerriglie coniugali (“con mia moglie siamo ai tempi supplementari, stiamo per arrivare ai rigori”), il tifo per le tappe del Tour, le sigarette e il vino no limits, l’eterna ninnananna di Francis Lai e gli sberleffi fatti alla paura delle malattie e al presagio della morte.

PARLIAMO DELLE MIE DONNE

Regia: Claude Lelouch

Con: Johnny Hallyday, Sandrine Bonnaire, Eddy Mitchell, Irène Jacob

Commedia drammatica – Francia 2014

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