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Pubblicato il 27 Settembre 2018 | da Valerio Caprara

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Mio figlio

Mio figlio Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Padre separato e assente torna precipitosamente nella località montana dove è stato rapito il figlioletto. Contrastando la pigrizia della gendarmeria ed alternando disinvoltamente conoscenza della comunità, profondità di riflessioni e maniere forti arriverà a scoprire il marcio che s'annida nell'edenica landa.

2.5


“Mio figlio”, ancora un thriller alla francese che però gioca le sue carte asciugando all’osso il racconto anziché, com’è usuale, prolungarlo senza motivi validi per fornire abusivamente più suspense. Succede che durante la permanenza in un campo invernale il ragazzino Mathys, figlio di una coppia separata, scompare lasciando degli indizi pigramente censiti dalla gendarmeria e subito allarmanti agli occhi del padre ingegnere, quasi sempre assente ma tornato precipitosamente nella valle montana in cui ha vissuto e conosce benissimo. Nel film girato in appena sei giorni –davvero un record- il regista Carion alterna molti pregi a pochi difetti, ora comprimendo dettagli e raccordi con l’uso un po’ stordente delle riprese con la macchina a mano e chiedendo alla spettatore una cospicua sospensione d’incredulità, ora tendendo al massimo il climax psicologico dal primo all’ultimo degli 84 minuti di durata: interpretato nel ruolo principale con autorevolezza dal versatile Canet e dall’altrettanto intonata Laurent in quello della ex moglie esacerbata, “Mio figlio” gioca con i contraccolpi della paranoia generale, manipola progressivamente i possibili moventi, affronta baldanzosamente il pericolo dei cliché nei film sui rapimenti e non pretende di allegare per procurarsi indulgenze il solito compitino di salvifico umanesimo.

L’aspetto migliore sta nell’evidenza con cui un ambiente ostile popolato da gente ostica si staglia dietro l’ambiguità dei personaggi (a cominciare dal patrigno di Mathys), contribuendo ad attivare, per così dire, naturalmente il passaggio dallo stress emotivo della prima parte alle esplosioni di violenza che deflagrano senza fare sconti nella seconda. Molto affascinante, anche se in questo caso non si tratta certo di una primizia, anche il paesaggio innevato fotografato dall’esperto Eric Dumont con una mano chiaramente ispirata ai consimili cult americani e scandinavi.

MIO FIGLIO

THRILLER, FRANCIA/BELGIO 2017

Regia di Christian Carion. Con: Guillaume Canet, Mélanie Laurent, Olivier de Benoist, Marc Robert

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