Recensioni

Pubblicato il 30 Aprile 2017 | da Valerio Caprara

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La tenerezza

La tenerezza Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpreti (carpentieri)
interpreti (resto del cast)
emozioni

Sommario: Anziano avvocato dal passato poco limpido s'illude di potere mitigare la propria accanita misantropia grazie al sommesso e sorprendente rapporto di confidenza stabilitosi con una famigliola di neovicini di casa.

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E’ accattivante il prologo di “La tenerezza”, grazie alla ruvida nonchalance con la quale l’anziano vedovo Lorenzo sgusciando tra la chiassosa vitalità partenopea si accredita come la carta buona del film, l’assicurazione contro i passaggi più ardui del successivo svolgimento: Renato Carpentieri, in effetti, si conferma un attore completo e versatile che ha saputo radicarsi nella napoletanità non inquinata da napoletanismo (sino dai tempi del movimento studentesco ad architettura e dei pionieristici exploit del Teatro dei Mutamenti e Libera Scena Ensemble) senza per questo rinunciare a eccellere su tutti i piani del teatro, il cinema e la tv nazionali. Così quest’avvocato in pensione dal passato poco limpido protegge in qualche modo Amelio introducendo nella trasposizione del romanzo La tentazione di essere felice di Lorenzo Marone i temi di un’amareggiata solitudine, un’accentuata misantropia e addirittura della rinuncia all’amore e la frequentazione dei due figli. Peccato che le buone intenzioni del regista e dello sceneggiatore Taraglio –senza tirare in ballo quelle dello scrittore- inizino presto a scollarsi dall’effettiva consistenza del film, spiazzato da dialoghi non all’altezza e smorzato dalla sbrigatività con cui sono proposti gli atteggiamenti del figlio Saverio (Muselli) e soprattutto quelli della figlia Elena (Mezzogiorno), blindata in un’affettata e sgradevole, anche perché a lungo incomprensibile, musoneria.

Il meccanismo della faticosa riconquista della tenerezza perduta da parte dell’avvocato, attivata dall’insediamento in un contiguo appartamento di una nuova e giovane coppia d’inquilini con bambini, funziona con una certa logica, ma neanche quest’aspetto convince sino in fondo perché il marito torinese psicolabile è tratteggiato da Germano come una vignetta, mentre la Ramazzotti regge il passo di Carpentieri ancorché il suo personaggio naif-romanesco sia ripetitivo rispetto a quelli di consueta pertinenza. Il difetto secondo noi maggiore, però, s’evidenzia quando “La tenerezza” viene tagliato in due da un tragico colpo di scena che, invece di riparare a quanto d’irrisolto c’era nella prima parte, lo intorpidisce, lo mette in stand-by e lo appesantisce con troppe spiegazioni spesso accollate ai monologhi di comprimari che al di là della resa (buona quella di Maria Nazionale, sbiadita quella di Greta Scacchi) finiscono col fare la figura delle giunture di servizio. In definitiva, con tutto il rispetto per una visione di Napoli coraggiosamente sobria e con le sue emozioni, deo gratias, più accarezzate che “mangiate” dalla fotografia di Bigazzi, le tessere del puzzle non riescono a trasformarsi in disciplina drammaturgica, armonia narrativa, pienezza umanistica, nella sintesi di un film, insomma, che del pathos ispiratore non faccia aleggiare solo lo spettro.

LA TENEREZZA

Regia: Gianni Amelio

Con: Renato Carpentieri, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno, Elio Germano, Arturo Muselli

Drammatico. Italia 2017

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