Recensioni

Pubblicato il 31 Maggio 2021 | da Valerio Caprara

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La scomparsa di Giambattista Assanti

È stata talmente radiosa la vita di Giambattista Assanti da suggerire di scrivere a ciglio asciutto sulla sua precoce e dolorosissima scomparsa. Per chi lo ha conosciuto di persona e frequentato, però, l’impresa è troppo ardua perché quella vita l’esercente, operatore culturale e regista di Mirabella Eclano, arresosi appena cinquantanovenne a una spietata malattia,  non se l’è tenuta per sé, tutt’altro: l’ha regalata alla moglie Francesca, ai figli Gaetano e Camilla, ai fratelli Giuseppe e Carmela, al pubblico di due generazioni della sua città, dell’Irpinia e della Campania e a tutti gli appassionati e i cinefili che in Italia o all’estero hanno avuto, appunto, la fortuna d’incrociarne finanche in un approccio passeggero la sua passione pura, totale e contagiosa al cento per cento. Subentrato alla mitica madre Maria nella gestione dello storico cinema, oggi multisala, Carmen, Giambattista si è forgiato con le proprie forze un profilo straordinario e originale di cinefilo praticante a centottanta gradi, organizzatore per conto altrui o in proprio di prestigiosi festival e rassegne, promotore fervido e instancabile presso presidi e insegnanti di visioni e cicli tematici per le scolaresche e a suo tempo anche proiezionista itinerante nei mesi estivi su e giù per gli aspri e ameni contrafforti della sua amatissima e indomita terra. Se ricordo quando l’incontrai per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta in occasione della presentazione a Torella dei Lombardi della monografia di Enzo Nucci e Alberto Castellano su Franchi & Ingrassia, lo faccio non per aggiungere uno svolazzo personale, ma per certificare quanto sia stato profonda e genuina la sua storia vissuta “sul campo”, tra la gente, al cospetto di uno schermo montato in una piazza o un cortile e con l’immancabile finale seduti insieme a una tavola imbandita.

Del resto anche nei nostri ultimi incontri, quando con estreme discrezione e ritrosia non si premurava affatto d’incalzare l’amico giornalista affinché supportasse i suoi discreti debutti dietro la macchina da presa (prima con “Ultima fermata”, 2014 e poi con “Il giovane Pertini. Combattente per la libertà”, 2019), le sue sollecitudini, il suo piacere, il suo imbattibile senso dell’ospitalità s’impegnavano esclusivamente su due fronti: quello della conversazione a ruota libera sui grandi registi e i divi prediletti e quello di condurre a buon fine veri e propri tour enogastronomici nelle sedi delle eccellenze aziendali di Mirabella e i suoi rinomati paraggi. Nel corso di una di queste missioni Giambattista si confermò per sempre ai miei occhi una persona ricca d’alti sentimenti umani –bontà, humour, socievolezza, educazione, foga, intraprendenza- ma nello stesso tempo una figura fuori tempo incarnata in uno stampo, per così dire, tornatoriano: chi altri, in effetti, se non un personaggio sgusciato di soppiatto da “Nuovo cinema Paradiso” avrebbe potuto farmi entrare attraverso una minuscola rampa di scale nel lindo appartamento situato sopra la sala cinematografica alle cui pareti spiccavano locandine e foto custodite dalla mamma per oltre cinquant’anni cassiera della stessa. Lei si chiamava Maria Mongiello, ma si firmava Maria Mongiello-cinema Carmen: ricordando d’ora in avanti il caro, insostituibile amico i cui funerali si svolgeranno domattina alle ore 10 presso la Chiesa Madre di Mirabella basterà invece scrivere Giambattista Assanti- Cinema.            

 

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