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Pubblicato il 21 Febbraio 2010 | da Valerio Caprara

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Il Concerto

l tratto forte del cinema di Radu Mihaileanu («Train de vie», «Vai e vivrai») addirittura s’esalta nella nuova commedia destinata a far parte del ristretto bouquet dei film migliori della stagione. «Il concerto», in effetti, rappresenta un omaggio al potere emotivo e lirico della musica (in particolare di quella classica, mai altrettanto congrua nei gangli di una messinscena), ma nel contempo sfronda molti equivoci della storia europea, si diverte a mischiare toni alti e bassi, incrementa la sana follia dei personaggi, s’imprigiona nella suspense e si libera nella tragedia, costruisce senza stress un castello di autocoscienze per poi demolirlo con un semplice soffio del fato a cui è inutile contrapporsi. E’ chiaro che il cineasta rumeno attivo in Francia va a pescare nell’inesauribile deposito del (tragi)comico di matrice ebraica, ma la carica del film non si sottrae al piacere della contaminazione onnivora: sotto questo aspetto persino le imperfezioni -il compiacimento naif, una certa macchinosità d’intreccio e l’interminabile gran finale che sfocia nel manierismo- concorrono all’originalità dell’insieme, soffiano sul fuoco del suo feeling col pubblico.

Non c’è, in pratica, un attimo di pausa per lo spettatore dapprima divertito dal ritratto della nuova Russia, poi incuriosito dall’utopia del cecoviano protagonista, quindi trascinato all’acme del grottesco nel cuore intellettualistico di Parigi e infine commosso dalla «spiegazione» sciorinata nel corso dell’esecuzione integrale del «Concerto per violino e orchestra» di Tchaikovsky ad opera degli orchestrali-interpreti (in realtà ampiamente manipolata, per il dispiacere dei cultori più arcigni, con il concorso dell’orchestra sinfonica di Budapest e della violinista Sarah Nemtanu). Il bravissimo Alexei Guskov tiene degnamente le fila nelle vesti dell’ex direttore d’orchestra del Bolshoi licenziato da Breznev per non avere epurato alcuni musicisti ebrei: venticinque anni dopo il misfatto, Andrei è ridotto a lavorare nello stesso teatro come uomo delle pulizie. Il caso gli permette d’impadronirsi di un fax proveniente da Parigi che invita l’orchestra in carica ad esibirsi in un concerto allo Chatelet: il poverocristo ha allora uno scatto d’ingegno, raduna tra esilaranti peripezie i suoi orchestrali dispersi, ingaggia un lestofante amministratore di nostalgie comuniste e gli fa condurre la più surreale delle trattative per organizzare la truffaldina spedizione in Francia. Per coronare il riscatto l’ossessionato Andrei, sospinto dall’amore della più efficiente consorte, ottiene per di più che la scalcinata compagine si avvalga di una giovane violinista-prodigio (Mélanie Laurent) misteriosamente legata al trauma che ha rovinato la sua esistenza. Narratore nato -e per questo disposto anche al trucco- Mihaileanu insegue corpi e facce, schizza bozzetti anche a costo di complicare il ritmo, governa bene sia le scene madri che i faccia a faccia intimistici: in una parola risponde alle esigenze di un cinema popolare ed euforico, decisamente dalla parte del pubblico, totalmente disinteressato ai causidici distinguo degli esperti. Il menu può risultare troppo ricco, ma nell’epoca del cinema diviso a metà tra austerity ed eccesso il consiglio giusto è quello di non perderlo.

IL CONCERTO

REGIA: RADU MIHAILEANU

CON: ALEXEI GUSKOV, DIMITRY NAZAROV, MELANIE LAURENT, FRANCOIS BERLEAND, MIOU MIOU

COMMEDIA – FRANCIA/ROMANIA 2009

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