Recensioni

Pubblicato il 14 Marzo 2021 | da Valerio Caprara

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Fino all’ultimo indizio/Come niente

Una sceneggiatura hollywoodiana di notevole ambizione che riesce a trasformarsi in film solo dopo una trentina d’anni non poteva che generare molti dubbi. Il thriller “Fino all’ultimo indizio” scritto e diretto da John Lee Hancock, per la verità, aveva segnato il migliore debutto al box office Usa dall’inizio della pandemia nonostante solo il 45% delle sale fossero aperte, ma il peggiorare della situazione ha indotto la Warner Bros a rompere gli indugi e renderlo adesso disponibile su una miriade di piattaforme a pagamento (da Amazon Prime Video a Sky Primafila). Inoltre il regista, dopo avere accarezzato da modesto artigiano qual è l’idea di affidarlo al magistero di Spielberg o Eastwood, ha deciso di dirigerselo in proprio correndo e scontando tutti i rischi della scelta ma confidando nel protagonismo di Denzel Washington, una di quelle presenze che garantiscono sempre e comunque un risultato degno. In questo caso l’invecchiato e ingrassato, ma ancora carismatico attore si chiama “Deke” Deacon e fa il vice sceriffo della sperduta contea californiana di Kern: tornato a Los Angeles per sbrigare indagini di routine s’imbatte nel giovane sergente Baxter (Rami Malek, l’acclamato Freddie Mercury di “Bohemian Rhapsody”) che sta dando la caccia allo stesso efferato killer da lui braccato prima di abbandonare l’incarico a causa di un infarto da stress. Come qualsiasi spettatore al mondo prevede all’istante, la coppia che più discordante non si potrebbe immaginare si metterà a lavorare trasgredendo le regole del servizio, braccando il sospettato n°1 Sparma (Jared Leto, plateale come quando interpretava Joker in “Suicide Squad”) e scambiandosi i metodi investigativi (a cominciare dall’attenzione ai minimi dettagli, le piccole cose evocate dal titolo originale “The Little Things”), i concetti di giustizia e le ossessioni esistenziali. In ogni caso il film dall’andamento lento ma non soporifero può riempire grazie al bonus dell’impeccabile confezione d’epoca due ore gradevoli del lockdown: peccato che lo slancio narrativo diventi via via più debole perché il clima di amara disillusione modello “Chinatown” non è il risultato bensì la premessa del racconto e soprattutto perché saremmo quasi tutti in grado di snocciolare una marea d’illustri e inavvicinabili precedenti.

Non si riduce a ghiribizzo il fatto di recensirlo insieme a “Come niente”, opera prima del ventottenne Davide Como diffusa da Minerva Pictures su molte piattaforme (Rakuten, Chili, Google Play ecc.) che si propone e in parte riesce a esplorare in un angolo appartato della nostra provincia sussurri e grida di una situazione familiare collassata. Vogliamo dire, en passant, che anche il cinema “non di cassetta” (definizione che si vorrebbe in toto assolutoria) può soffrire di ripetitività e manierismo e non c’è troppa differenza tra uno sguardo stereotipato alla vita reale e un altro altrettanto stereotipato al puro intrattenimento. Detto questo, si può dire che Como si dimostra abbastanza indenne dalle suddette trappole: se anche avesse lavorato sul soggetto di Giulia Betti senza il dichiarato e peraltro lodevole intento di ricavarne un omaggio al territorio marchigiano prima colpito dal terremoto del 2016 e oggi schiacciato dall’incubo della pandemia, “Come niente” avrebbe mantenuto integre le sue qualità di linguaggio e la sua non pietistica perspicacia psicologica. Dopo un incipit squassante vi si mettono, infatti, a fuoco le fragili figure delle sorelle Greta e Caterina, la prima aggressiva e ribelle promessa del calcio femminile e la seconda bullizzata e autoreclusa a causa di un handicap uditivo nel casco con cui afferma di potere comunicare con gli alieni, in crisi perché costrette ad andare a vivere all’ombra delle anonime casette SAE (Soluzioni abitative d’emergenza) presso il nonno rude, misantropo e anaffettivo. Le neoattrici Bivona e Mecarelli rispondono fluidamente alle sollecitazioni del regista che, sia pure un po’ scolastico nella convinzione ormai sperperata che qualsiasi diversità sia fonte di ricchezza, non rinuncia alle soluzioni di regia raffinate (compresi gli immancabili piani sequenza, l’elisir d’ogni cinefilo), agli insoliti piani di dialogo e attacchi di montaggio nonché alla fotografia ora allusiva della variante onirica delle frustrazioni infantili e adolescenziali ora modellata, alla maniera di Pasolini, su una serie di capolavori pittorici. In questo mix di ardimento stilistico e ingenuità redentoristica, da raccomandare senza riserve è la splendida performance di Franco Oppini ex Gatto di Vicolo Miracoli alias il nonno di Pievebovigliana che dal “dialogo” col suo falco pellegrino passerà a quello con le piccole donne salvate dalla deriva del disadattamento.

FINO ALL’ULTIMO INDIZIO

POLIZIESCO – USA 2021   

Regia di John Lee Hancock. Con Denzel Washington, Rami Malek, Jared Leto, Terry Kinney, Natalie Morales, Chris Bauer

COME NIENTE

COMMEDIA DRAMMATICA – ITALIA 2020   

Regia di Davide Como. Con Franco Oppini, Valentina Bivona, Greta Mecarelli, Andrea Bruschi, Victor Carlo Vitale

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