Recensioni

Pubblicato il 8 Febbraio 2021 | da Valerio Caprara

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Ballo ballo

Ballo ballo Valerio Caprara
soggetto e sceneggiatura
regia
interpretazioni
emozioni

Sommario: Come una ragazza italiana dotata e determinata (avatar di Raffaella Carrà) diventò una star della tv spagnola e sudamericana

1.3


(Ahahaha) A far l’amore comincia tu. (Ahahaha) A far l’amore comincia tu

L’ha certificato anche il fatidico remix di “La grande bellezza”, la Carrà non si tocca, è come la Nazionale e il Colosseo: intellettuali state al vostro posto e occupatevi di pandemia ed elezioni perché il povero cittadino ha diritto al piatto caldo e a qualche piaceruccio succedaneo. Da qualche giorno su Amazon Prime Video provvede non a caso alla bisogna “Ballo ballo” il film d’esordio del ventiquattrenne regista uruguaiano Nacho Álvarez, il “Mamma mia!” dei latinos, un musicarello uscito fuori dal cilindro con cinquant’anni di ritardo, il musical coprodotto da Italia e Spagna che s’aspetta (s’attendono conferme) sfracelli di audience al motto da prendere secondo noi alla lettera di “Se non lo si vede non ci si crede”. Il titolo nostrano va benissimo, ma non sarebbe stato da buttare neanche quello originale “Explota Explota”, “Esplodi, Esplodi” (l’inglese “My heart goes boom!”, no, c’è un limite a tutto e risulta eccessivo persino in questo contesto) perché di esplosioni sonore e musicali esplode quasi ogni sequenza dello show concepito e sviluppato in onore e gloria dei trionfi internazionali della Carrà. La quale – meritevolissima in ogni caso d’omaggi al proprio inarrivabile carisma- compare, però, solo in un fulmineo cammeo in sottofinale mentre fa ciao ciao con la manina davanti –e come ti sbagli- al Colosseo. Purtroppo, infatti, non è lei che balla e canta nella trama ambientata nella Spagna anni ’70, anche se i risparmiosi produttori hanno ottenuto il permesso di utilizzare gli hit firmati dal grande Boncompagni e affidarli alle interpreti di lingua iberica (la versione nostrana è l’unica, peraltro, a utilizzare i testi tradotti nonché cantati dalle doppiatrici Renata Fusco e Domitilla D’Amico). Tocca dunque alla segaligna, volenterosa quanto inadeguata Garcìa-Jonsson salire nel prologo sull’aereo Roma-Madrid dopo essere fuggita dalla cerimonia nuziale a causa di un subitaneo cataclisma amoroso. Una canzone, un balletto con la partecipazione di hostess e passeggeri e arriva il fatale impatto con un macho mascelluto modello Big Jim; guarda caso si tratta del figlio del boss dell’emittente tv dove la sfortunata ragazza col sogno della danza nel cassetto verrà di lì a poco assunta come ballerina di fila del successone del momento “Las noches de Rosa”. Al cui proposito è giusto tranquillizzare i fan informando che non manca la copia conforme del mitico Japino, stivali borchiati, completini da cowboy, capello incollato al cranio e un vigoroso paio di baffoni: antitetico, insomma, al paparino retrogrado che misura le gonne delle ballerine col righello perché non suscitino fremiti nell’audience… Attenzione, dunque, al jolly dell’impegno: all’epoca Franco non è ancora morto, la censura persiste e da una fessura del dialogo s’intravede persino uno sprazzo di denuncia: “la Spagna è l’ultimo bastione della cristianità contro la carnalità e il libertinaggio” (ancorché super Raffaella abbia dichiarato che è stata l’idolo della tv spagnola e sudamericana dove non ha mai subito la minima censura, mentre l’unica disavventura le era capitata giusto in Italia quando l’ombelico esibito a “Canzonissima” suscitò scandalo presso il governo e il Vaticano ndr). Il film, proseguendo nel suo slalom tra sgargianti colori pop, effetti ottici e numeri musicali modello tv vintage anni ‘70 e scene madri talmente spudorate da diventare divertenti al massimo livello del “guilty pleasure”, il piacere colpevole o se vogliamo il divertimento scemo, fa il verso all’Almodovar più scapigliato e strizza l’occhio alla Raffaella sogno incarnato di promiscuità dell’allora semi clandestina comunità gay; però, fatto salvo il diritto al karaoke nei mesti salotti del confinamento, neppure Umberto Eco redivivo potrebbe consacrargli una delle sue celebri rivalutazioni in punta di sofisticato paradosso.

BALLO BALLO

MUSICALE – ITALIA/SPAGNA 2020

Regia di Nacho Álvarez. Con Ingrid Garcìa-Jonsson, Verònica Echegui, Fernando Guallar, Giuseppe Maggio, Fernando Tejero, Natalia Millàn

 

 

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