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Pubblicato il 14 Gennaio 2016 | da Valerio Caprara

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Addio ad Alan Rickman

Non solo per i cinefili che amano atteggiarsi a Franti, sullo schermo i cattivi sembrano spesso più importanti dei buoni. Se questo corrisponde al vero Alan Rickman, spentosi ieri a Londra a sessantanove anni, può entrare di slancio nella galleria degli attori più grandi degli ultimi trent’anni. Anche agli occhi dei suoi fan più numerosi e recenti cresciuti nel culto della superfortunata saga di Harry Potter il suo personaggio –ossia Severus Piton, professore a Hogwarts di Pozioni nei primi cinque libri e di Difesa contro le Arti Oscure nel sesto- verrà per sempre recepito come uno dei maggiori antagonisti del protagonista, persino dopo che in extremis siano venuti alla luce dei segreti che ne hanno ribaltato completamente il ruolo. Non sarà facile, insomma, ricordarlo non solo come uomo colto, intelligente e fascinoso nonché eminente signore della scena teatrale anglosassone, ma anche come validissimo interprete di ruoli assai diversi a cominciare da quelli allegri e brillanti.

Nato nel febbraio del 1946 in un quartiere popolare di West London da una famiglia operaia, Alan Sidney Patrick Rickman studia prima alla Chelsea College of Art and Design e poi al Royal College of Art della capitale inglese. Avviato all’attività di designer viene travolto dall’amore per il teatro e all’età relativamente avanzata di ventisei anni vince una borsa di studio al RADA, la prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art. La già nutrita carriera viene promossa presso lo sterminato pubblico americano dall’eccezionale prestazione nel ruolo del visconte di Valmont nella versione andata in scena nell’87 a Broadway di “Le relazioni pericolose” e l’anno seguente il regista McTiernan lo vuole nel ruolo del perfido antagonista di Bruce Willis nel memorabile thriller catastrofico “Trappola di Cristallo”. Non è un’esagerazione annotare che da questo momento sino ai suoi ultimi anni di professione e vita l’alto, flessuoso, sornione e camaleontico Alan stabilisce lo standard del villain, il malvagio per antonomasia dell’epica cinematografica moderna. Mentre il richiamo del palcoscenico resterà per lui primario e irresistibile, coinvolgendolo in decine di allestimenti diretti da registi formidabili, forti di cast prestigiosi e quasi sempre premiati, al cinema, in tv e persino nell’apprezzatissimo video musicale dei Texas “In Demand” le sue apparizioni non sono state, però, per niente monocordi. Basti pensare allo squisito Jamie di “Il fantasma innamorato” di Minghella (1990), il colonnello Brandon di “Ragione e sentimento” di Ang Lee (1995), lo storico De Valera nell’impegnato “Michael Collins” di Jordan (1996) e soprattutto alle incursioni comiche o leggere in “Dogma”, “Galaxy Quest”, “Guida galattica per autostoppisti” o “Love Actually – L’amore davvero”. Il fatto che abbia diretto personalmente “L’ospite d’inverno” (interpretato dalla sua partner d’elezione Emma Thompson) non fa che dimostrare il suo inesausto eclettismo, anche se l’appassionato ha quasi tirato un sospiro di sollievo ritrovandolo nei loschi panni del giudice Turpin nel gotico musical “Sweeney Todd” di Tim Burton (2007), per cui ha lavorato anche in “Alice in Wonderland”. Nel luglio 2014, ospite del Giffoni Film Festival e insignito del premio Truffaut, aveva letteralmente ipnotizzato la marea di ragazzi che lo ascoltavano estasiati. Non sembrò a nessuno di loro una copia sbiadita di Severus perché aveva trasmesso solo amore e passione, senza tralasciare, però, un’amara profezia sul mondo “che sta cambiando, ma non direi in meglio”.

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