Addio a un insostituibile amico
Domenica 24 ottobre è morto per le complicazioni del Covid-19 all’ospedale Cotugno ad appena 67 anni Michele Serio, scrittore, giornalista, musicista, regista, tanto versatile e sperimentale da trasformarsi in qualche fase della vita in manager e redattore di studi sociologici per istituti stranieri ma, prima d’ogni cosa, punto di riferimento della cultura noir, pulp, horror ed esoterica nazionale. Sono devastato e annichilito anche perché mi aveva non poco preoccupato la sua scelta di non vaccinarsi. Michele è stato innanzitutto un amico carissimo, assiduo, generoso, originale in tutti i campi dell’intrattenimento popolare e del vissuto quotidiano e insieme a mia moglie Marosella siamo stati tante volte suoi ospiti nell’abitazione di via Tupputi per trascorrervi con la moglie Anna e la figlia Eva serate conviviali di tonificante letizia. Non a caso le reciproche comunicazioni, qualche viaggio e tutti i nostri incontri, rarefatti solo nell’ultimo biennio a causa del funesto lockdown, sono stati sempre caratterizzati da scambi inesausti di battute irridenti, pensieri iconoclasti, provocazioni paradossali e scorrettezze politiche ineguagliabili.
Ho presentato con piena convinzione molti dei suoi crudi, visionari e sarcastici romanzi e pamphlet, a partire dal mitico Pizzeria inferno e ogni volta l’evento è uscito dagli smorti binari del cerimoniale letterario “impegnato” e si è ricreata una sintonia totale nel rifuggire gli ominicchi e i pavidi chierici del luogocomunismo dell’establishment artistico e intellettuale. Oltre al suddetto feeling personale mi univano strettamente a lui una visione mordace, anticonformista, cattivista della napoletanità e la perfetta coincidenza dei valori libertari, libertini, indipendenti, vitalistici, passionali per cui vale la pena battersi.
