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Pubblicato il 30 Dicembre 2010 | da Valerio Caprara

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 Tron Legacy

 A prima vista, una recensione a responsabilità limitata. Nel senso che “Tron Legacy” interessa sicuramente (e allo spasimo) ai giovani e giovanissimi che sono ormai tutt’uno con l’universo informatico, mentre respinge ipso facto gli spettatori adulti e con pretese. In realtà il seguito di “Tron” oltre a essere un film più che dignitoso in assoluto, mette in campo-va da sé alla sua maniera-tematiche tanto semplici quanto importanti per chiunque. Gli va dato atto, tra l’altro, di non essere saldato in maniera indissolubile al titolo del 1982, genialmente in anticipo e per questo poco esplosivo al botteghino nonché sorpassato da “Blade Runner” e persino da “Wargames – Giochi di guerra” sulla strada dei cult-movies; ma, certo, il ricordo anche superficiale del film di Lisberger aiuterebbe non poco a valutare il nuovo kolossal della Disney coprodotto da Steven Spielberg.

“Tron Legacy” si rifà, infatti, a quell’opera immersa in una dimensione alquanto astratta e avveniristica per aggiornarla narrativamente alla nostra epoca computer-dipendente e debordante di linguaggi virtuali sempre più fantasmagorici e arditi. Si parte rievocando l’asso della programmazione Flynn interpretato da Jeff Bridges che, dopo essersi congedato una sera dal figlio Sam di nove anni, è scomparso nel nulla. Vent’anni dopo il protagonista è uno sbalestrato giovanotto (Garrett Hedlund) che, nonostante sia azionista di maggioranza della multinazionale ENCOM già presieduta dal padre, se ne disinteressa totalmente salvo che per le micidiali beffe da hacker con cui bersaglia il consiglio d’amministrazione. Un giorno il padre putativo Bradley (Bruce Boxleitner) lo informa di avere ricevuto un inspiegabile avviso di chiamata dalla vecchia Sala giochi Flynn: così il ragazzo, recatosi nell’ex santuario ludico del padre, riesce a scoprirne il laboratorio segreto e il punto di accesso in quella Rete in cui lo stesso, inseguendo la sua idea utopistica e libertaria di tecnologia al servizio dell’umanità, entrava e usciva abitualmente…

Come nel film del predecessore, anche in questo caso il regista Kosinski non è supportato da una sceneggiatura inattaccabile (specie nel clou emozionale del rapporto padre-figlio). Il meglio del film risiede, di conseguenza, nell’abilità e la disinvoltura con cui lo spettatore è proiettato nella dimensione depurata e minimalistica dei fondali, grazie anche alla perfetta fusione realizzata tra il design e la colonna sonora del duo Daft Punk leader della musica elettronica. Inoltre è chiaro che –sia pure scontando il paragone con la rivoluzione operata da “Matrix”- “Tron Legacy” svaria a tutta velocità fantacoscienziale sugli scontri tra buoni e cattivi e/o scienziati e dittatori con una credibilità e coerenza di composizione finalmente intonata alle discusse potenzialità del 3D. Per non parlare dell’azione vera e propria che, lasciando da parte i fastidiosi inserti misticheggianti, fornisce l’adrenalina indispensabile come nel caso eclatante della corsa della morte tra motocicli digitali.

TRON LEGACY

REGIA: JOSEPH KOSINSKI

CON: JEFF BRIDGES, GARRETT HEDLUND, OLIVIA WILDE, MICHAEL SHEEN

FANTASCIENZA – USA 2010

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