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Pubblicato il 11 Maggio 2016 | da Giuseppe Cozzolino

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OLD REVIEWS: Nosferatu (1)

Il nostro allievo Antonio Cardellicchio si cimenta col Capolavoro assoluto dell’Espressionismo tedesco. Info sui Corsi Old Movies: mondocult@gmail.com/oldmovies@valeriocapra.it

MALEFICIO ONIRICO

Un terrore in forma di sogno ed anche il sogno di un terrore. Un film vitale e intenso, bello e avvincente, di angoscia, allucinazione, senso del male e male senza senso, odio e perversione. Con immagini evocative e affilate, realistiche nel dettaglio e metafisiche nell’insieme.

Un archetipo del genere, lo dicono tutti, anche io. Ma proprio la sua originarietà archetipica ne forma un’originalità che dura e genera un fascino intramontabile.

Murnau mantiene e personalizza lo stile dell’Espressionismo del cinema e del teatro: oggetti stilizzati per evidenziare la loro “fisionomia latente”, uso dei riflessi, specchi come trapassi dal reale all’immaginario, fascio di luce per mettere in risalto l’attore rispetto all’ambiente, contrazione del personaggio per farne un tipo ideale-fantastico, scenografia sia deformata in chiave irrealistica sia estremizzata in chiave realistica, per trasformare la realtà in un incubo onirico; recitazione condensata in gesti statici oppure a sobbalzi e spasmi patetici. L’espressionismo era stato una rivolta contro naturalismo e impressionismo nella ricerca di un’estroversione esplosiva di motivi interiori, di intensa emozione. Nato nelle arti figurative, (cromatismo tragico di E. Munch, violenza psicologica dei volti di O. Kokoschka, deformità dei corpi allucinati di E. Schiele) si afferma poi nel cinema tedesco di R. Wiene, Murnau, F. Lang, P. Leni.

A sua volta l’Espressionismo rivela che le sue radici stanno nel romanticismo tedesco, già esasperato, spettale, allucinato, notturno, urlato, che aveva accentuato quelle caratteristiche propriamente romantiche dello struggimento, eterno divenire, possibilità che non si compie mai.

Dalle smancerie di una coppia convenzionale al territorio e al castello d’orrore del Conte Orlok; Nosferatu mostro evidente che irradia veleno, terrore e morte, ma è innamorato della benefica Ellen; uno “scienziato” alchemico che tenta di comprendere e arginare il morbo; gente terrorizzata; il sacrificio della donna angelo che annienta e vanifica il vampiro, alla luce di un’aurora. Un film autentico, compiuto, di certo migliore del celebre romanzo di Bram Stoker dal quale è tratto e che si può leggere in superficie, così come ci viene narrato, ed è già tanto significativo, o si può interpretare in modi diversi secondo le sensibilità ed emozioni.

Solo un’aurora di luce e una ragazza innocente eliminano un male che tende ad essere assoluto ed è più forte ed astuto del bene. E solo perché Nosferatu che odia tutti gli uomini e li appesta per ucciderli, nel fondo nascosto della sua perversione violenta, ama, a modo suo, la bellezza-innocenza della fanciulla. Inquietante nella mistura di male e bene che agita il caos e l’ordine degli uomini. Freud diceva di quel “pianeta sconosciuto che è dentro di noi” per cui è tanto difficile conoscere se stessi, figuriamoci gli altri e il mondo. Pascal diceva: “chi vuol essere angelo è una bestia”. Qui una bestia immonda è tuttavia attratta da un angelo e per questo scomparirà. Così il mondo si salva ma continuerà a riprodurre un male inevitabile abitato da mostri. Il celebre giudizio di Kracauer su “Nosferatu tiranno assetato e gonfio di sangue” si comprende bene, perché scritto negli anni ‘20.

Di lì a breve i vampiri degli inferni totalitari del ‘900 faranno impallidire i Nosferatu: la terra verrà inondata di sangue, nell’annientamento feroce, sistematico, scientifico di ogni parvenza umana, di interi popoli e classi. Così oggi, mentre altri vampiri sterminatori impazzano, non di nascosto e non di notte, rivediamo con altro occhio Nosferatu, quando svanisce all’alba in un raggio d’amore per un’innocente.

Antonio Cardellicchio

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