In memoria di Gregorio
I critici cinematografici non saranno famosi, ma gli intellettuali galantuomini sì. Gregorio Napoli, scomparso ieri a Palermo a 76 anni non ancora compiuti, non si è limitato, infatti, a conferire alla professione un’altissima dignità mai disgiunta da un’altrettanto intensa passione, ma ha incarnato con assoluta spontaneità il prototipo polivalente dell’uomo di cultura del sud. Nato e vissuto nella capitale sicula, Napoli è stato un alto dirigente del Banco di Sicilia, ma la sua vocazione primaria è sfociata in un’attività saggistica e giornalistica che dalle prove giovanili l’ha condotto a diventare sino dal 1964 una delle firme più prestigiose e popolari del “Giornale di Sicilia”. Premio 2003 Domenico Meccoli “Scrivere di cinema”, irresistibile attore nella parte di se stesso in tre film dei conterranei Ciprì e Maresco, ospite fisso della rubrica “Cinematografo” di RaiUno, Napoli ha dedicato al cinema un’attenzione raffinata, entusiastica, arguta, nutrita da una smisurata cultura letteraria nonché da un’assidua adesione alle battaglie ideali del dopoguerra.
Le sue preziose recensioni, riflessioni e corrispondenze, in parte reperibili su riviste come “Film selezione”, “Civiltà dell’immagine” e “Cinemasud” o sui volumi “Pianeta cinema 1895-1985” (Premio Efebo d’oro 1986) e “Il cinema di Buonenotti”, possono fungere in effetti da specchio di una straordinaria personalità, del tutto indenne dalle diffuse pratiche corporative dei patti di potere e delle spartizioni d’incarichi. Chiunque abbia vissuto gli ultimi trent’anni tra festival, convegni e rassegne, ha potuto godere della sua impeccabile signorilità, dei suoi giudizi fulminanti, delle sue dotte citazioni, del suo fiuto cronistico. Ma chi, come il sottoscritto, è stato onorato dalla sua fervida amicizia unita a quella dell’inseparabile moglie Eliana, non può che sentirsi da oggi come suggerisce un titolo del grande scrittore argentino Soriano “Triste, solitario y final”.
